di Alberto Irone - esecutivo regionale veneto della Rete degli Studenti
La discussione estiva sull'approvazione della manovra finanziaria ha registrato un grandissimo assente: i giovani. Nessuna misura a sostegno della fascia d'età dai 14 ai 29 anni, solo alcuni frettolosi capitoli di bilancio per cercare di alleggerire i prossimi neonati di questo Paese dal debito di 31 700 euro ereditato dalle generazioni precedenti.
Con molta prevedibilità, il governo ha deciso di adottare la cara buona vecchia tecnica del “dividi et impera” e, dopo aver diviso col tempo sindacati, lavoratori e opposizione ha tentato addirittura di dividere i padri dai figli con le parole di Giorgia Meloni: “La generazione che ha preceduto quella attuale, vivendo ampiamente al di sopra delle proprie possibilità, ha scaricato su questi ragazzi il costo delle proprie scelte”.
Noi non ci stiamo. Siamo stanchi di restare a guardare dalla finestra chi si arroga di decidere sul nostro futuro, delegittimando le conquiste in termini di diritti dei nostri padri e dei nostri nonni, dalla Costituzione allo Statuto dei Lavoratori.
Siamo finiti nel dimenticatoio della politica, un posto che non vogliamo assolutamente mantenere. Scenderemo in piazza il 7 Ottobre per mostrare a tutti che questo governo dopo l'assassinio della scuola pubblica, sta affondando un intero Paese.
“Ora parliamo Noi” è lo slogan adatto: il Paese responsabile, che viene spesso additato come “nullafacente”, “perditempo” siamo Noi.
Pacificamente, con emozione e serenità, incrociando i nostri percorsi e le nostre rivendicazioni con i pensionati e con chi il mondo del lavoro lo vive ogni giorno, saremo ancora più forti. Uniti, non come slogan da urlare nei cortei, ma come spunto per “Vivere degnamente una vita” e per salvaguardare la nostra democrazia, il nostro Futuro, il nostro Paese.