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giovedì 14 gennaio 2010

Aperto un confronto con la Regione Veneto sul diritto allo studio

Il 13 gennaio l'Assessore regionale Elena Donazzan ha ricevuto alcuni studenti della Rete degli Studenti Medi per avviare un tavolo di confronto sul diritto allo studio. Le sono state portate le seguenti proposte concrete:

Edilizia Scolastica: Come studenti delle scuole superiori, ogni giorno viviamo la problematica di frequentare le lezioni in edifici in pessime condizioni, con barriere architettoniche e con locali inadatti a determinate finalità didattiche. In molti casi esistono ancora edifici dichiarati fuori norma, senza scale né uscite di emergenza, ed essi sono ancora in uso, per la totale mancanza di edifici alternativi già ristrutturati a norma di legge. Appare quindi evidente la necessità di un monitoraggio, esteso su tutto il territorio regionale, riguardante l'edilizia scolastica, così da segnalare alle istituzioni competenti i casi su cui intervenire. Chiediamo inoltre che la regione sia in prima linea per richiedere al ministero maggiori finanziamenti per le province, e che essa stessa investa finanziariamente su questo tema.

Alternanza scuola lavoro e terza area: Riconosciamo l'importanza del rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro, in particolare in riferimento agli istituti tecnici e professionali e pensiamo che debba essere valorizzata. Denunciamo tuttavia come le forme di tutela degli studenti all'interno dei percorsi di ASL sia insufficiente e che le figure ad essa preposte possano ad ora svolgere un ruolo solamente limitato. Chiediamo la creazione di uno statuto specifico per gli studenti in stage, come carta fondamentale di riferimento per la loro tutela. Anche le opportunità fornite dalla terza area ci sono chiare. Rimane però un grande problema, ovvero quello dei finanziamenti. Molte classi si trovano infatti a non poter svolgere questa attività, che per gli istituti professionali risulta essere fondamentale, per la totale mancanza di fondi.

Comodato d’uso dei libri di testo: Il finanziamento di 700.000 euro erogato dalla regione per il comodato d'uso dei libri scolastica è un elemento molto importante per il diritto allo studio nella nostra regione. Vediamo però come nelle scuole non sia conosciuta questa opportunità. La regione dovrebbe svolgere, a nostro parere, un'ampia campagna informativa, in modo che questa diventi un'opportunità effettiva per tutti gli studenti del Veneto, e ampliare il finanziamento in questione.

Trasporti: Oltre all'esistenza di un buono regionale sui trasporti per gli studenti con basso reddito, la nostra proposta è di riuscire a creare un abbonamento regionale in accordo con ferrovie e i vari trasporti locali. Prendendo esempio dai buoni risultati di ciò che è stato fatto in Emilia-Romagna, si potrebbe, grazie ad un tavolo regionale tra tutti gli enti trasporti, a creare un abbonamento che comprenda una tratta ferroviaria in abbinata con i trasporti locali dei capoluoghi di provincia. Questo risolverebbe l'oneroso problema per gli studenti che abitano "fuori sede" di dover pagare due abbonamenti per raggiungere i luoghi di studio. Un abbonamento di questo tipo, agevolato dalla Regione, potrebbe a nostro parere comprendere degli sconti significativi per gli tutti gli studenti, arrivando ad avere una proposta che abbatta il muro della distanza dalla scuola, che è un vero e proprio ostacolo ad un vero diritto allo studio. Ovviamente un lavoro coordinato con tutti gli enti di trasporto nel Veneto può essere portato avanti ed agevolato solo tramite la Regione, che deve riuscire a fare sintesi dei vari interessi delle aziende interessate.


Dopo aver preso visione di queste proposte, l'Assessore Donazzan ci ha comunicato che nel breve periodo si attiverà per creare un tavolo di discussione con le Consulte Provinciali degli Studenti di tutta la Regione, istituzionalizzandolo e rendendolo permanente. Per quanto riguarda il tema dei trasporti, l'Assessore si è impegnata a continuare il dibattito e a portare avanti la nostra proposta di creazione di un abbonamento regionale, relativo sia ai treni che alle autocorse, con agevolazioni per gli studenti.

La speranza è che queste non siano solo parole, che le promesse dell'assessorato vengano mantenute entro la fine di questo mandato elettorale.

...e ora parliamo di Buoni Scuola

II 'buono scuola' è un contributo economico concesso dallo  stato per spese riguardanti tasse, rette, contributi di iscrizione e frequenza dell’Istituzione scolastica-formativa. Questo contributo alle famiglie, effettuato tramite detrazione dalle tasse, è concesso per spese scolastiche superiori o equivalenti a 200 euro in modo proporzionale alle condizioni reddituali delle famiglie richiedenti. il contributo è concesso agli studenti che frequentano le Istituzioni scolastiche statali, paritarie e alle non paritarie se sono autorizzate o parificate (riguardo le primarie) e legalmente riconosciute o pareggiate (riguardo le secondarie di primo e secondo grado).[queste informazioni l'ho si trovano nell'allegato A dei provvedimenti del Veneto].
Oltre ai buoni statali esistono anche quelli regionali, stanziati dalle regioni Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia, Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte. I buoni scuola vennero introdotti con la legge 62 dell’anno 2000 sulla parità scolastica, in cui si afferma che “Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia”( articolo 1, comma 2).

Pertanto, al fine di consentire il diritto allo studio agli studenti che frequentano scuole statali o paritarie, “lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione mediante l'assegnazione di borse di studio”(articolo1, comma 9). Successivamente questo fondo venne ampliato con la legge 289 del 2002, in cui si afferma:“sono determinati i criteri per l'attribuzione alle persone fisiche di un contributo, finalizzato alla riduzione degli oneri effettivamente rimasti a carico per l'attivita' educativa di altri componenti del medesimo nucleo familiare presso scuole paritarie” (articolo2, comma 7).
 
I buoni scuola possono apparire come un interessante e intelligente soluzione ai disagi delle famiglie che non possono pagare le rette scolastiche dei figli, ma se li analizziamo bene scopriamo ben di più. I buoni scuola, come suddetto, sono un "aiuto" ai ragazzi meno benestanti che hanno difficoltà a pagare le tasse d'iscrizione: a seconda di quanto questa è elevata il comune restituisce alla famiglia una percentuale, crescente secondo determinati criteri in proporzione alla tassa.


Dove sta il trucco che fa crollare questo quadro idilliaco che fa sembrare facile e semplice garantire la scuola anche agli studenti meno fortunati?  Il "tetto" concordato, la cifra minima per accedere a questa agevolazione, che spesso (anzi sempre) è ben superiore alla tassa solitamente richiesta in una scuola pubblica. E dunque chi va a beneficiare dei favolosi buoni scuola che rendono tutto facile e semplice? Le scuole che hanno una retta ben superiore, le scuole paritarie e private. Ecco il gioco che viene riproposto quest'anno dal Ministro Maria Stella Gelmini: questo provvedimento già in uso in alcune regioni che lo regolano di proprio conto verrà portato a livello nazionale per essere controllato interamente dal governo e permettere a tutti di "usufruirne".

Ecco l'ennesima mossa del governo che, dopo i finanziamenti stanziati alle scuole paritarie e l'avanzamento del PDL Aprea che trasforma le scuole pubbliche in fondazioni, mira a incentivare gli studenti a preferire quel tipo di scuola, maggiormente controllato, e a screditare la scuola pubblica che continua a essere spogliata di tutte le sue qualità. Questo servizio è solo una presa in giro, un sistema che va assolutamente rivisto e migliorato, ascoltando le proposte degli studenti!
Sappiamo che alle regioni vengono assegnati dei fondi annuali per investire nella scuola, utilizzati per progetti più vari, come per esempio sondaggi, scambi culturali, e anche per i buoni scuola.

Come abbiamo visto il buono scuola sarebbe una cosa abbastanza utile, ma proviamo a considerare cosa si potrebbe fare d’altro con gli stessi soldi che vengono dati per finanziarlo.
Innanzitutto potrebbero essere ripartiti in altri investimenti per la scuola stessa, come per esempio la cura dell’edilizia, l’acquisto di materiale didattico, i viaggi d’istruzione, etc.
Così facendo la scuola potrebbe usufruire di questi fondi e non si vedrebbe costretta a far pagare un’alta tassa di iscrizione, poiché i fondi garantirebbero il funzionamento dell’istituzione. In questo modo ogni studente potrebbe permettersi l’accesso alla scuola, senza più il bisogno del buono scuola.
Dato che però questa prospettiva sembra improponibile, a causa della condotta del governo che prevede tagli consistenti al finanziamento delle scuole pubbliche e alla trasformazione delle scuole in fondazioni, il buono scuola è quindi ritenuta la soluzione più semplice per ovviare al problema di chi non può permettersi di pagare la tassa d’iscrizione, anche se come abbiamo visto non largamente utilizzabile.

Con questo meccanismo, come abbiamo visto, il governo vuole favorire la scuola privata, diminuendo così l’afflusso di studenti nella scuola pubblica, e così quest’ultima si vedrà costretta ad aumentare ulteriormente la tassa d’iscrizione, finché non ci si ritroverà ad un punto in cui l’unica differenza tra le due scuole sarà l’entità dei finanziamenti dello Stato, maggiore per la privata, minore per la pubblica. E per sopperire alla continua mancanza di fondi, la scuola pubblica si vedrà costretta a rivolgersi ad enti privati.
In questa prospettiva, entrambe le scuole risulterebbero essere controllate da soggetti esterni ad essa, che ne possono gestire didattica e organizzazione.

Si arriverebbe alla cancellazione della scuola pubblica.

Lo Stato, cosciente di ciò, non potrà quindi annullare con facilità la soluzione “buoni scuola”. Crediamo che gestendo meglio i fondi assegnati, anche se pochi, si possa salvare la scuola pubblica, che è un’istituzione insostituibile all’interno della società: porta alla formazione di cittadini consapevoli e liberi, abbatte le diversità; consente l’accesso di tutti e quindi garantisce a tutti gli studenti un’uguale formazione completa.

Studenti che formeranno l’Italia di un domani

p.d.l. Aprea: commento degli studenti

Quale dovrebbe essere l'obiettivo di una nazione se non il continuo cercare di migliorarsi, trovando le migliori soluzioni, aumentando il benessere dei cittadini e soprattutto investendo nel futuro? E com’è possibile negare che l'istruzione sia il più importante fra questi investimenti per l’avvenire?
   Queste sono le domande che noi studenti ci poniamo sempre più  spesso quando ci troviamo di fronte ai provvedimenti che vengono presi in materia scolastica. In questi ultimi anni è la sensazione di disorientamento quella che ci ha accompagnato più a lungo, perché la pseudo-riforma Gelmini, o la Proposta di Legge della parlamentare Valentina Aprea non sembrano essere state pensate come investimento nel futuro di un paese, ma piuttosto come metodo per rendere la scuola meno gravosa per il bilancio pubblico. “E’ per eliminare gli sprechi” c’è stato detto, ma l’unica cosa che vediamo scomparire di giorno in giorno è la qualità. “Perché la scuola è piena di sprechi” c’è stato detto, ma gli unici sprechi che vengono evidenziati di continuo sono edifici pubblici costruiti ed inutilizzati, tratti di autostrada in costruzione da decine d’anni, soldi spariti perché non si combatte l’evasione fiscale e molto altro, ma rarissimamente compaiono notizie di sprechi nel mondo dell’istruzione.
   Ma accanto ai famosissimi “tagli Gelmini-Tremonti” una nuova geniale trovata diffonde indignazione e incredulità: la prospettiva di scuola che viene a delinearsi con il P.d.L. Aprea, la proposta di legge 935. Con una sagace creatività l’Onorevole Aprea ha infatti elaborato un’ idea tutta nuova: se il pubblico è fonte di spesa allora basta privatizzarlo, no?  
   Possiamo ben immaginarci l'Onorevole nella sua stanzetta, mentre si spreme le meningi in cerca di idee geniali: lei spreme e spreme, si sforza, ma niente. D'un tratto ecco un'idea balenare: lo sguardo si illumina, di colpo la parlamentare afferra lo Statuto degli Studenti ed inizia a copiarne i punti salienti con certosina precisione.
Con precisione, certo, ma assicurandosi di scrivere nella sua proposta di legge esattamente il contrario di quanto c'è scritto nella carta fondante dei nostri diritti.
   Tutti noi sappiamo cos’è il Consiglio d’istituto, no? Quel luogo di partecipazione democratica all'interno delle scuole, dove gli studenti hanno una rappresentanza ufficiale… Bene, il nuovo organo sarà il “Consiglio d’Amministrazione”, un organo con molto più potere, in cui saranno presenti anche i rappresentanti dell’azienda. E gli studenti? Saranno rappresentati? Certo, questo è chiaro, ma non c’è scritto quanti saranno o come verranno eletti. Questo significa che una scuola potrebbe ritrovarsi con un solo rappresentante degli studenti che, perché no, potrebbe essere scelto direttamente dal preside o dai rappresentanti dell’ azienda o essere quello con la media più alta.
   È questo il modo con cui ci vogliono insegnare ad essere cittadini attivi nella vita democratica? La scuola dovrebbe essere costruita sugli studenti, la cui crescita culturale e personale ne dovrebbe essere la più importante priorità. In conclusione però, anche se la nostra voce dovrebbe essere ritenuta importante, i provvedimenti vanno sempre in direzione contraria.
Altro punto importante del P.d.L. Aprea è la possibilità che viene data alle scuole superiori di  ricevere fondi da aziende private, per poi dar loro un forte potere nell'amministrazione della scuola. Se inseriamo però questo fatto nell'ottica dei continui tagli che sono stati fatti e rifatti ai fondi per l'istruzione, con scuole che si ritrovano senza i soldi necessari nemmeno per comprare la carta igienica, capiamo bene come molti istituti si troveranno costretti ad accettare questa svendita del pubblico al privato. “vabbè, non è mica che diventiamo tutti una scuola privata… è un po’ diverso…” mi è stato detto. E’ vero, è diverso, ma la conclusione purtroppo sarà la stessa: la scuola dovrà sottostare anche a quelli che sono gli interessi di chi vi ha investito denaro. Tutto ciò porta con sé anche il rischio che alla fine l'istruzione di qualità venga impartita solo nelle scuole privatizzate, mentre, come accade negli Stati Uniti, le scuole pubbliche si ritrovino ad essere considerate “di serie-B”.
   Ci chiedono di accettare che le nostre scuole vengano messe all’asta, vengano comprate dal miglior offerente, costrette da quest’ ultimo a fare ciò che conviene all’azienda, private di una rappresentanza studentesca decente e aperte solo a chi ha i soldi per permetterselo.
A questo, ogni studente cosciente e attento ha il dovere di dire no.

Rete degli Studenti Medi di Venezia-Mestre