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giovedì 14 gennaio 2010

...e ora parliamo di Buoni Scuola

II 'buono scuola' è un contributo economico concesso dallo  stato per spese riguardanti tasse, rette, contributi di iscrizione e frequenza dell’Istituzione scolastica-formativa. Questo contributo alle famiglie, effettuato tramite detrazione dalle tasse, è concesso per spese scolastiche superiori o equivalenti a 200 euro in modo proporzionale alle condizioni reddituali delle famiglie richiedenti. il contributo è concesso agli studenti che frequentano le Istituzioni scolastiche statali, paritarie e alle non paritarie se sono autorizzate o parificate (riguardo le primarie) e legalmente riconosciute o pareggiate (riguardo le secondarie di primo e secondo grado).[queste informazioni l'ho si trovano nell'allegato A dei provvedimenti del Veneto].
Oltre ai buoni statali esistono anche quelli regionali, stanziati dalle regioni Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia, Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte. I buoni scuola vennero introdotti con la legge 62 dell’anno 2000 sulla parità scolastica, in cui si afferma che “Si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l'abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l'infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia”( articolo 1, comma 2).

Pertanto, al fine di consentire il diritto allo studio agli studenti che frequentano scuole statali o paritarie, “lo Stato adotta un piano straordinario di finanziamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione mediante l'assegnazione di borse di studio”(articolo1, comma 9). Successivamente questo fondo venne ampliato con la legge 289 del 2002, in cui si afferma:“sono determinati i criteri per l'attribuzione alle persone fisiche di un contributo, finalizzato alla riduzione degli oneri effettivamente rimasti a carico per l'attivita' educativa di altri componenti del medesimo nucleo familiare presso scuole paritarie” (articolo2, comma 7).
 
I buoni scuola possono apparire come un interessante e intelligente soluzione ai disagi delle famiglie che non possono pagare le rette scolastiche dei figli, ma se li analizziamo bene scopriamo ben di più. I buoni scuola, come suddetto, sono un "aiuto" ai ragazzi meno benestanti che hanno difficoltà a pagare le tasse d'iscrizione: a seconda di quanto questa è elevata il comune restituisce alla famiglia una percentuale, crescente secondo determinati criteri in proporzione alla tassa.


Dove sta il trucco che fa crollare questo quadro idilliaco che fa sembrare facile e semplice garantire la scuola anche agli studenti meno fortunati?  Il "tetto" concordato, la cifra minima per accedere a questa agevolazione, che spesso (anzi sempre) è ben superiore alla tassa solitamente richiesta in una scuola pubblica. E dunque chi va a beneficiare dei favolosi buoni scuola che rendono tutto facile e semplice? Le scuole che hanno una retta ben superiore, le scuole paritarie e private. Ecco il gioco che viene riproposto quest'anno dal Ministro Maria Stella Gelmini: questo provvedimento già in uso in alcune regioni che lo regolano di proprio conto verrà portato a livello nazionale per essere controllato interamente dal governo e permettere a tutti di "usufruirne".

Ecco l'ennesima mossa del governo che, dopo i finanziamenti stanziati alle scuole paritarie e l'avanzamento del PDL Aprea che trasforma le scuole pubbliche in fondazioni, mira a incentivare gli studenti a preferire quel tipo di scuola, maggiormente controllato, e a screditare la scuola pubblica che continua a essere spogliata di tutte le sue qualità. Questo servizio è solo una presa in giro, un sistema che va assolutamente rivisto e migliorato, ascoltando le proposte degli studenti!
Sappiamo che alle regioni vengono assegnati dei fondi annuali per investire nella scuola, utilizzati per progetti più vari, come per esempio sondaggi, scambi culturali, e anche per i buoni scuola.

Come abbiamo visto il buono scuola sarebbe una cosa abbastanza utile, ma proviamo a considerare cosa si potrebbe fare d’altro con gli stessi soldi che vengono dati per finanziarlo.
Innanzitutto potrebbero essere ripartiti in altri investimenti per la scuola stessa, come per esempio la cura dell’edilizia, l’acquisto di materiale didattico, i viaggi d’istruzione, etc.
Così facendo la scuola potrebbe usufruire di questi fondi e non si vedrebbe costretta a far pagare un’alta tassa di iscrizione, poiché i fondi garantirebbero il funzionamento dell’istituzione. In questo modo ogni studente potrebbe permettersi l’accesso alla scuola, senza più il bisogno del buono scuola.
Dato che però questa prospettiva sembra improponibile, a causa della condotta del governo che prevede tagli consistenti al finanziamento delle scuole pubbliche e alla trasformazione delle scuole in fondazioni, il buono scuola è quindi ritenuta la soluzione più semplice per ovviare al problema di chi non può permettersi di pagare la tassa d’iscrizione, anche se come abbiamo visto non largamente utilizzabile.

Con questo meccanismo, come abbiamo visto, il governo vuole favorire la scuola privata, diminuendo così l’afflusso di studenti nella scuola pubblica, e così quest’ultima si vedrà costretta ad aumentare ulteriormente la tassa d’iscrizione, finché non ci si ritroverà ad un punto in cui l’unica differenza tra le due scuole sarà l’entità dei finanziamenti dello Stato, maggiore per la privata, minore per la pubblica. E per sopperire alla continua mancanza di fondi, la scuola pubblica si vedrà costretta a rivolgersi ad enti privati.
In questa prospettiva, entrambe le scuole risulterebbero essere controllate da soggetti esterni ad essa, che ne possono gestire didattica e organizzazione.

Si arriverebbe alla cancellazione della scuola pubblica.

Lo Stato, cosciente di ciò, non potrà quindi annullare con facilità la soluzione “buoni scuola”. Crediamo che gestendo meglio i fondi assegnati, anche se pochi, si possa salvare la scuola pubblica, che è un’istituzione insostituibile all’interno della società: porta alla formazione di cittadini consapevoli e liberi, abbatte le diversità; consente l’accesso di tutti e quindi garantisce a tutti gli studenti un’uguale formazione completa.

Studenti che formeranno l’Italia di un domani

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