A tutti gli studenti:

Per vedere pubblicati i vostri post sulla situazione delle vostre scuole, dell'Italia, del mondo o semplicemente per condividere una poesia o un racconto, inviate ciò che avete scritto a: ilmancino@infinito.it
Grazie per il vostro preziosissimo contributo!

domenica 12 dicembre 2010

Il Nuovo Fascismo


"ROMA- Su YouTube non è più possibile consultare e ascoltare i video dei «99 Fosse», gruppo musicale neonazista che, nelle sue cover di canzoni famose, inneggia, tra l'altro, allo sterminio degli ebrei. I file sono stati infatti oscurati.
In base ai primi accertamenti svolti dalla polizia postale, che ha inviato un'informativa alla procura di Roma e che già da alcuni giorni stava cercando di risalire ai responsabili della pubblicazione dei video, ci sarebbe un italiano, o un gruppo di concittadini, dietro i video neonazisti pubblicati su You Tube. I filmati - sottolineano fonti investigative - sono stati rimossi dagli stessi utenti che li avevano inseriti, probabilmente nel momento in cui la notizia è diventata di pubblico dominio, per evitare che si potesse risalire a loro. Al momento le indagini hanno consentito di accertare che si tratta di utenti italiani, anche se per stabilire con certezza la loro identità serviranno ulteriori accertamenti, possibili anche grazie all'analisi dei dati che i provider forniranno nelle prossime ore agli investigatori. Se i video sono scomparsi, su YouTube sono però rimasti i testi delle canzoni: la polizia postale ha già chiesto ai gestori di YouTube Italia - che dipendono dalla casa madre americana - di rimuoverli. Cosa che dovrebbe avvenire nelle prossime ore senza che si intervenga con un provvedimento dell'autorità giudiziaria"

Questo è un articolo del Corriere della Sera del 19 novembre 2008.

A Padova due sere fa si è tenuto l'originale spettacolo "Negri, Froci, Giudei e Co.", scritto e presentato da Gian Antonio Stella (autore del libro "La casta") e Gualtiero Bertelli. Uno show di musica e racconti estremamente coinvolgente che vuole farci entrare in una visione a 360 gradi di quella che i creatori definiscono "L'eterna guerra contro l'altro".

Proprio in questo spettacolo sono stata personalmente colpita alla vista di alcuni video riportati dalla compagnia: in questi video, sullo sfondo delle fotografie, anche famosissime, che riprendono gli atti di violenza nazisti, scorrevano i testi storpiati di canzoni famose, come "Gianna" di Rino Gaetano, nelle quali si inneggiva apertamente all'odio razziale, allo sterminio degli ebrei e alla grandezza dei più noti capi del nazismo. Video creati appunto dai "99 fosse", gruppo cover neofascista.

Personalmente, vedendo tutto ciò, ho sentito un profondo senso di nausea, di disagio, come se fossi stata io stessa a creare qualcosa di così volgare e violento.
E questo perchè sono proprio dei giovani, se non dei giovanissimi, a creare questi terribili monumenti alla forza del movimento nazista e fascista.

Il giorno seguente, ieri, aprendo il canale di You Tube sono stata tentata di controllare. Alcuni video ci sono ancora. Con grande paura ho acconsentito a sentire con un mio amico incredulo un'altra delle loro canzoni, e non so descrivere la rabbia che mi son sentita.

Questo mi fa pensare. In Italia non esiste una legge che impedisca la creazione, o almeno la diffusione, di questo materiale, e ciò è senza alcun dubbio terrificante, se pensiamo che è l'italia il paese che ha creato il fascismo. In altri paesi europei, e non solo, la propaganda razziale viene punata con la galera anche fino a 8 anni.
In Italia le multe, secondo la costituzione, vanno fino al milione di lire per la creazione di un movimento o un partito che riporti l'idea fascista e fino a 3 anni di reclusione per atti razzisti.

Sinceramente non ho mai sentito di qualcuno a Rosarno, o a Brescia, che sia finito in carcare per tre anni per aver picchiato un extra comunitario.

Ho voluto scrivere questo pezzo per esporre la mia preoccupazione, informarvi della presenza di queste espressioni di violenza razzista che ancora non si bloccano neanche di fronte a denuncie, e per porvi un altro questito.
In Italia esiste il reato APOLOGIA DEL FASCISMO: Cioè l'esaltazione sopra a ogni cosa delle idee di questo movimento. Dove finisce la libertà di espressione e dove inizia il vero reato?

Grazie

LE PARI OPPORTUNITA' - Vi invito a un attimo di riflessione su alcune differenze tra parole simili nella lingua italiana

Cortigiano: gentiluomo di corte
Cortigiana: mignotta
Massaggiatore: chi per professione pratica massaggi, kinesiterapista
Massaggiatrice: mignotta
Il cubista: artista seguace del cubismo
La cubista: mignotta
Uomo disponibile: tipo gentile e premuroso
Donna disponibile: mignotta
Segretario particolare: portaborse
Segretaria particolare: mignotta
Uomo di strada: uomo duro
Donna di strada: mignotta
Passeggiatore: chi passeggia, chi ama camminare
Passeggiatrice: mignotta
Mondano: chi fa vita di società
Mondana: mignotta
Uomo facile: con cui è facile vivere
Donna facile: mignotta
Zoccolo: calzatura in cui la suola è costituita da un unico pezzo di legno
Zoccola: mignotta
Peripatetico: seguace delle dottrine di Aristotele
Peripatetica: mignotta
Omaccio: uomo dal fisico robusto e dall'aspetto minaccioso
Donnaccia: mignotta
Un professionista: uno che conosce bene il suo lavoro
Una professionista: mignotta
Uomo pubblico: personaggio famoso, in vista
Donna pubblica: mignotta
Intrattenitore: uomo socievole, che tiene la scena, affabulatore
Intrattenitrice: mignotta
Adescatore: uno che coglie al volo persone e situazioni
Adescatrice: mignotta
Uomo senza morale: tipo dissoluto, asociale, spregiudicato
Donna senza morale: mignotta
Uomo molto sportivo: che pratica numerosi sport
Donna molto sportiva: mignotta
Uomo d'alto bordo: tipo che possiede uno scafo d'altura
Donna d'alto bordo: mignotta (di lusso, però)
Tenutario: proprietario terriero con una tenuta in campagna
Tenutaria: mignotta (che ha fatto carriera)
Stewart: cameriere sull'aereo
Hostess: mignotta
Uomo con un passato: chi ha avuto una vita, magari sconsiderata, ma degna di essere raccontata.
Donna con un passato: mignotta
Maiale: animale da fattoria
Maiala: mignotta
Uno squillo: suono del telefono o della tromba
Una squillo: mignotta
Uomo da poco: miserabile, da compatire
Donna da poco: mignotta
Accompagnatore: pianista che suona la base musicale
Accompagnatrice: mignotta
Uomo di malaffare: birbante, disonesto
Donna di malaffare: mignotta
Prezzolato: sicario
Prezzolata: mignotta
Buon uomo: probo, onesto
Buona donna: mignotta
Uomo allegro: un buontempone
Donna allegra: mignotta
Ometto: piccoletto, sgorbio inoffensivo
Donnina: mignotta
Un torello: un uomo molto forte
Una vacca: una mignotta

MORALE: O C’E’ QUALCHE PROBLEMA NELLA LINGUA ITALIANA, OPPURE CI SONO TROPPE MIGNOTTE IN GIRO


Inserito da Arianna Vietina
Padova

giovedì 25 novembre 2010

l'esondazione di un sogno

E’ il primo Novembre quando molti fiumi tra Vicenza, Padova e Verona straripano: i danni principali

vengono fatti dalle esondazioni del Bacchiglione, Timonchio e Alpone, ai quali si aggiungono l’Astico,

Astichello, Trampigna e Livenza. In poche ora vengono sommerse campagne, aziende, case, uffici, intere

città: 121 sono in totale i comuni coinvolti.

4.500 gli sfollati, molti dei quali hanno fortunatamente trovato rifugio nelle case di amici e parenti, ma

hanno perso praticamente tutto. Le strade delle città sono ricoperte dal fango, i campi sembrano un

immenso lago marrone. Si contano i danni: ci sono cifre discordanti, Bertolaso parla di 500 milioni di euro,

mentre la Regione ne conta almeno un miliardo anche se è ancora in corso l’esatta quantificazione. Nel

frattempo la popolazione combatte per la sopravvivenza e visita, ove possibile, le proprie vecchie proprietà

trovandosi davanti a raccolti e campi completamente rovinati, stalle ed allevamenti trasformati ormai in

mattatoi a cielo aperto, aziende con macchinari distrutti, case ricoperte di melma. Vi sono rischi di malattie

quali tetano e leptospirosi contro le quali l’Ulss 6 ha già diffuso informazioni su come prevenirle e ha

mobilitato più persone possibile per intervenire in casi di emergenza.

La causa ufficiale dell’accaduto è di natura ambientale, come riconosciuto anche dal presidente Zaia:

sarebbero l’insieme di piogge abbondanti, unite allo scioglimento delle nevi e al vento di scirocco che

soffiava dal mare (impedendo il deflusso delle acque dei fiumi) ad aver ingrossato oltremodo i corsi

d’acqua. Tuttavia una nota della Società Italiana di Geologia Italiana comunica che gli avvenimenti climatici

di quei fatidici giorni erano normali per il periodo dell’anno in cui si sono verificati. Tra le cause “ufficiose”

che avrebbero contribuito ad aggravare l’alluvione vi sarebbero la cementificazione selvaggia ed

incontrollata del suolo veneto e la mancata manutenzione degli argini e dell’ambiente naturale. La prima ha

infatti contribuito a diminuire le capacità di assorbimento del terreno e avrebbe convogliato l’acqua

piovana nei fiumi più vicini, innalzandone il livello medio nei periodi più piovosi, mentre il secondo ha

fortemente indebolito gli argini dei corsi d’acqua che non hanno retto. Infine, tra le cause considerate

ufficiose, si trovano anche i lavori e le modifiche territoriali apportate per la costruzione della base militare

americana di Dal Molin, da sempre criticata specialmente da movimenti locali e accusata di compromettere

il normale corso del fiume Bacchiglione tanto da aver ricoperto un ruolo chiave durante l’alluvione:

l’innalzamento dell’argine vicino al quale sorge la base avrebbe infatti favorito l’esondazione dalla parte

opposta, dove si trovano molte più città e attività economiche.

Intanto la politica si mobilita per tentare di arginare al problema: Zaia chiede un “federalismo accelerato”

in modo che i soldi pagati dai contribuenti veneti aiutino maggiormente la ricostruzione, ma pretende allo

stesso tempo dallo Stato un aiuto immediato. Berlusconi promette 300 milioni di euro da integrare

mammano che la stime dei danni diventano più certe, mentre l’Abi promette il congelamento delle rate dei

mutui e stanzia 700 milioni di euro in favore delle aziende, anche se non ne specifica le condizioni. Il

Presidente del Consiglio incita inoltre l’unione Europea ad intervenire attivamente, proprio come nel caso

dei 500 milioni dell’Aquila, che ha risposto inviando Antonio Tajani a visionare la situazione veneta. Nel

frattempo vengono organizzati movimenti di volontari che aiutano gli alluvionati a salvare il salvabile e

vengono creati numeri per donare qualche euro agli sfollati.

Il modello di un Veneto all’avanguardia ed industrializzato si traduce oggi in un Veneto annegato nei suoi

stessi problemi, vittima della natura ma anche di coloro che lo dovrebbero gestire assicurandone la

prosperità, perché, se da una parte è vero che probabilmente era impossibile evitare che i fiumi

esondassero, dall’altra era possibile limitare i danni se il suolo pubblico fosse stato trattato col dovuto

riguardo. Il poco interesse da parte dell’Italia nelle tematiche ambientali ha generato lungo tutta la penisola

moltissimi casi di terremoti, alluvioni, crolli o frane, devastando la vita di migliaia e migliaia di persone,

molte delle quali ancora oggi vivono in tendopoli o in situazioni disumane, bisognose di aiuto, bisognose di

un tetto sotto il quale ripararsi, sicuro, solido, hanno bisogno di riavere la loro vita. Non dimentichiamoceli.

13/11/2010 – Marco Baroncini

25 NOVEMBRE: INCONTRO A VERONA CON VERA JARACH

Giovedì 25 Novembre, dalle ore 15.00 alle ore 17.00 la “Rete Degli Studenti Medi” di Verona organizza, presso l’aula magna della scuola “A. Messedaglia” un incontro con una donna che appartiene al movimento “dele Madres de Plaza de Mayo” (un’ associazione formata dalle madri dei “desaparecidos”, ossia i dissidenti scomparsi durante la dittatura militare in Argentina tra il 1976 e il 1983): Vera Jarach. Vera è nata a Milano nel 1928, e dovette emigrare in Argentina dieci anni dopo. Lì ebbe una figlia, Franca, che scomparve all’età di 18 anni. Solo poco tempo fa Vera scoprì cosa realmente era successo alla figlia, e il suo intento è quello di portare la sua testimonianza, creando una memoria condivisa, affinché nessuno dimentichi, e certe cose non si possano più ripetere. E’ un incontro rivolto a insegnanti, studenti e genitori, perché non si è mai né troppo grandi, né troppo piccoli per conoscere quel che è accaduto nel mondo, e non si è mai né troppo grandi, né troppo piccoli per impegnarsi e lavorare di un mondo migliore.

venerdì 15 ottobre 2010

Adro: una vergogna per la scuola pubblica

Pubblicato il 17 settembre 2010


Ha fatto scalpore l'arditezza con cui la Lega Nord ha istituito una scuola pubblica dedicata a Gianfranco Miglio nella il suo simbolo del partito e il verde che li contraddistingue compare in ogni dove. La presenza della "Sole delle Alpi", il simbolo della Lega (ormai noto solo per questo motivo), è stato giustificato dal sindaco del paese dicendo che "è un simbolo padano da millenni e come c'è un crocifisso può starci pure quello". Sinceramente credo che in nessuna scuola e in nessuna casa esista questo simbolo in maniera tanto persistente da considerarlo pari a un crocifisso. La polemica si è subito scatenata e tra le molte voci si è elevata quella del Ministro per la Pubblica (mica tanto) Istruzione Maria Stella Gelmini, che ha preso le difese del sindaco facendogli anche i complimenti. Non solo, ha anche detto che nelle scuole ci sono sempre stati simboli di sinistra, e non essendo giusto la Lega Nord ha trovato il modo per farsi spazio nelle scuole. Per riprendere il meraviglioso intervento di Marco Travaglio, oggi a Padova, "La Gelmini ha parlato di simboli di sinistra, ma io sinceramente mi chiedo quali siano! Forse forse saranno i libri, l'unico stendardo esposto dalla sinistra?".

Anche se molti hanno preso la vicenda molto alla leggera, giudicandola una cosa strana ma tutto sommato accettabile, o indignandosi ma pensando anche che non è la cosa peggiore che il partito potesse fare, il messaggio è molto forte.
La Lega sta creando un suo giornale, una sua banca, il concorso di bellezza Miss Padania, e molte altre trovate molto folkloristiche per tenere vicini i suoi elettori e cominciare una politica di scissione che vada al di là delle risorse finanziarie. Cosa accadrebbe se veramente venisse aperta una scuola leghista? Cosa insegnerebbero gli insegnanti, i dialetti del veneto? Come cucinare polenta e osei? La geografia del Po in su e il resto è mondo inesplorato, come nel Medioevo? E le famiglie ce li manderebbero?

I bambini crescerebbero con ideali leghisti? Xenofobia, razzismo, egoismo, tradizione, un desiderio di scissione, e cos'altro?

La scuola in se non è il vero problema, è la mentalità chiusa e retrograda di questi politici e dei loro elettori la vera malattia. Perchè ci saranno pure i personaggi che aprono la banca, che organizzano il concorso o mettono simboli politici nelle scuole pubbliche, ma anche chi versa i soldi nella banca, chi partecipa e chi frequenta certi ambienti perchè vuole certe idee.

Una mentalità di fondo che va cambiata, perchè nel 2000 non si può pensare di sbarrare le porte alle persone immigrate come non si può pensare di tagliare tutto all'istruzione e favorire la fuga dei cervelli, non si può parlare di scissione in un momento così critico per l'economia, non si può pensare di crescere dei bambini con degli ideali da adulti fuori di testa.

Arianna Vietina
Padova

mercoledì 29 settembre 2010

Scuola abbandonata a sè stessa: lettera di una studentessa

"Ciao, scrivo come studentessa di quinta superiore dell'I.P.S.S.A.R. di Falcade, scuola pessima che sta degenerando sempre di più.
Vorrei prima di tutto sottolineare la situazione della mia classe, che dovrà a giugno affrontare le prove ministeriali.
La classe è articolata in due corsi, a causa dei tagli e del numero di studenti presenti (in entrambi i corsi assieme, siamo una ventina); il problema non sta tanto nel fatto che si debba fare lezione assieme, ma nella discrasia presente tra i corsi stessi: gestione aziendale, cucina e sala.
Il problema, ancor più nel dettaglio, si presenta per la lingua inglese (possibile seconda prova di coloro che studiano gestione aziendale) che deve essere svolta assieme, nonostante le notevoli differenze tra i programmi. (gestione aziendale: lettere commerciali, marketing; cucina e sala: ricette, terminologia alberghiera, accoglienza clienti)
Lotteremo con il Dirigente Scolastico e con il Provveditorato di Belluno affinché ci venga inviato un docente in più, anche se il Preside ci ha liquidate con "non è colpa mia" e il Provveditorato con "Per così pochi studenti no."
Rammentiamo inoltre che siamo all'ultimo anno, e che è quindi un obbligo garantire sia la costituzione della classe che gli insegnanti necessari al conseguimento del diploma.
Anche gli studenti del corso di ristorazione hanno una seconda prova, e nel loro caso la lingua potrebbe essere tedesco o francese (a seconda della scelta effettuata in prima). Nel dettaglio, gli studenti che fanno francese sono 3, e il provveditorato ha negato l'insegnante.
Noi non vogliamo istruttori militari che ci insegnino ad uccidere, spendiamo invece i soldi delle tasse per pagare un paio di insegnanti in più in una scuola di montagna come la nostra, dove gli studenti sono pochi e non ci si può aspettare una classe di 40 persone.
Ma il fatto è che, sia il Dirigente che il Provveditore, hanno già conseguito il diploma, quindi per loro tant'è.
Noi, invece, dovremo affrontare una prova ministeriale, che non terrà conto della parte di programma che non riusciremo a studiare né delle difficoltà che abbiamo incontrato.
Vergogna!"

Amina
per gli Studenti dell'I.P.S.S.A.R. di Falcade

sabato 7 agosto 2010

LA RIFORMA IN VENETO, TRA PROPAGANDA E REALTA'

C'era una volta una scuola. Con molte difficoltà si poteva definirla pubblica e uguale per tutti. Ora non si può più.

La riforma scolastica promossa dal governo Berlusconi nelle persone dei ministri Tremonti e Gelmini si basa su delle premesse non realistiche.

L'irrealizzabilità di questi progetti è dovuta di fatto al non potersi permettere economicamente una grossa manovra di riforma qualitativa della scuola, ammesso e non concesso che il vero obbiettivo del governo sia un reale incremento di qualità.

I provvedimenti ministeriali sono talmente poco sostenibili finanziariamente che l'Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan si è vista costretta a prendere alcuni provvedimenti per porre un calmiere momentaneo agli effetti della riforma.

Per prima cosa verrà, così pare, stanziato un milione di euro per l'insegnamento della lingua italiana ai migranti e per il sostegno agli alunni diversamente abili. Si noti però come contemporaneamente verrà messo un tetto del 30% al numero di alunni stranieri per classe.

Delle due l'una: o quella del tetto massimo è una proposta razzista, volta soltanto a discriminare senza motivo – per la sola colpa di essere nati in un altro posto - alcuni bambini, mentre di fatto le risorse per aiutarli ci sarebbero, oppure effettivamente le risorse per l'inserimento positivo di questi alunni mancano.

Significa che persino l'Assessore Donazzan si rende conto che un milione di euro è una cifra irrisoria per garantire una didattica di qualità a quegli alunni che, vuoi per ragioni linguistiche, vuoi per altri motivi, si trovano a partire svantaggiati.

Il secondo provvedimento della Regione Veneto riguarda i Buoni Scuola: ne verrà aumentato il valore e il merito affiancherà il reddito nei criteri di assegnazione, senza distinzione tra scuole pubbliche e scuole paritarie.

Si ricordi che fino ad ora il Buono Scuola è stato assegnato non alle famiglie con un reddito realmente esiguo, ma a quelle che pagano più tasse scolastiche in rapporto al reddito, cioè alle famiglie che possono comunque permettersi di non mandare i propri figli in una scuola Pubblica.

È stato un'enorme presa in giro.

Se invece tra gli idonei per i Buoni Scuola dovessero ora rientrare anche gli alunni della scuola Pubblica, vorrebbe dire che i dirigenti Scolastici si sono visti costretti ad aumentare le tasse fino a raggiungere rette simili a quelle della scuola privata.

Questo, oltre che un attacco esplicito al diritto allo studio, è anche un fattore che innalzerà sicuramente il tasso di dispersione scolastica fino a livelli medioevali.

Uno dei parametri per l'assegnazione del buono scuola sarà anche poi la distanza casa/scuola, tenuta in conto vista la situazione problematicha di certe zone montane del Veneto.

Questa risoluzione andrebbe ad affiancarsi ad una deroga ai numeri minimi per la formazione delle classi in montagna, che il ministero vorrebbe fissati ai 30 alunni per classe.

Per prima cosa ciò evidenzia una sostanziale incapacità del Governo di tenere conto da solo delle peculiarità delle zone di montagna e delle piccole Isole – come se per assurdo l'Italia fosse per la maggior parte pianeggiante e con grandi metropoli – rendendo necessario l'intervento degli Enti Locali per garantire agli studenti di non dover fare più di due ore di pullman ogni mattina.

Come secondo elemento c'è il fatto che queste deroghe fino ad ora pare non valgano per i comuni capoluogo di provincia, anche se in zone montane.

Ci si trova quindi, per esempio, in una situazione in cui a Belluno, capoluogo delle Dolomiti, che ha un solo Liceo Scientifico, gli alunni in esubero dovranno fare un minimo di 40 km in più, rispetto al preventivato, per raggiungere il più vicino polo scolastico (sempre ammesso che vengano assegnati a quello più vicino).

Staremo a vedere se questi buoni scuola che verranno assegnati anche in base alla distanza dal polo scolastico di riferimento verranno assegnati a questi ragazzi.

In ogni caso sembra opportuno far notare che, durante un incontro avvenuto lo scorso anno scolastico, l'Assessore Donazzan si era impegnata di fronte ai ragazzi della Rete degli Studenti Medi Veneto ad iniziare una politica di potenziamento dei trasporti.

Sul modello di ciò che è già in atto in Emilia Romagna, erano state richieste grosse agevolazioni per gli studenti nella forma di un abbonamento unico regionale.

Questi impegni non sono stati mantenuti, nonostante non siano assolutamente sostituibili con l'inserimento del parametro distanza nei criteri per l'assegnazione dei Buoni Scuola.

Il terzo provvedimento risulta essere uno stanziamento di 800 mila euro per la cosiddetta Terza Area negli Istituti Professionali.

Questi finanziamenti andranno però a riguardare solo il quinto anno, mentre per gli altri bisognerà rivolgersi al Fondo Sociale Europeo, sempre ammesso che le nostre scuole riescano a vincerne i bandi.

Poi c'è da considerare che, se un milione di euro non risulta sufficiente per i corsi di italiano, figuriamoci come possono 800 mila euro bastare per tutto l'impianto della Terza Area, tenuto conto che è l'insegnamento più fortemente professionalizzante dei nostri Istituti.

In tutti questi provvedimenti si ravvisa una grande ipocrisia dell'assessorato, che spara cifre per dare un contentino agli studenti in protesta.

Sicuramente anche l'assessore Donazzan lo sa: sono stati tagliati 13 miliardi di euro agli enti locali con l'ultima finanziaria.

Questo provvedimento non renderebbe possibile, nemmeno se ce ne fosse la volontà, di garantire totalmente il diritto allo studio.

In ogni caso se la regione ha dovuto pensare alla risoluzione di queste problematiche, vuol dire che effettivamente la riforma non funziona, dal momento che le regioni devono supplire alle mancanze ministeriali.

Da studentessa veneta posso anche ritenermi fortunata, visto che la mia è una delle regioni più ricche d'Italia – non considerando quelle a statuto speciale e tralasciando il fatto che nemmeno in Veneto con la crisi la situazione è più così rosea – ma non posso fare a meno di pensare a che fine faranno gli studenti delle regioni che non si possono premettere nemmeno questo tipo di provvedimenti.

Come si farà dove il tasso di dispersione scolastica è già altissimo?

E come si farà dove i problemi maggiori delle scuole sono far si che non caschino sulle teste degli studenti?

A questi interrogativi il ministro Gelmini pare non avere risposte, e visto che non ne vuole fornire ci auguriamo utopicamente che si appresti ad ascoltare le nostre.

Di Francesca Bortot

venerdì 6 agosto 2010

La Caduta dei Pomi.

È paradossale il fatto che una delle parole più usate negli slogan e nei nomi dei partiti sia "Libertà". "Il Popolo delle Libertà", "La casa delle Libertà" (qualcuno se la ricorda? era la coalizione di centrodestra che doveva competere L'Unione nel 2006), "Sinistra Ecologia Libertà", fino ad arrivare al più recente "Futuro e Libertà per L'Italia", gruppo parlamentare creato da Gianfranco Fini, il quale apparentemente è uomo di poca fantasia poiché ha scritto un libro intitolato "Il futuro della Libertà". Paradossalmente quindi in un paese con tutte queste "Libertà" spalmate sui manifesti elettorali, vige un clima d'odio, di xenofobia e di omofobia che non rientra più nella definizione di "Paese Evoluto", per assurdo grazie alla geniale legge elettorale definita "Una porcata" dallo stesso creatore (Calderoli) non si ha nemmeno la libertà di scegliere per chi votare, bensì il cittadino è limitato a votare per il partito, lasciando ad esso l'onere di scegliere chi "promuovere".

Cadrà o non cadrà, il governo? Ho questo interrogativo che mi frulla per la testa da quando Fini si è fatto cacciare da Berlusconi. Ammetto che avrei voluto averlo molto prima, ma le occasioni non si sono mai presentate e questa legislatura ha continuato a fare i suoi comodi quasi indisturbata. La maggioranza vacilla, Bossi fa la primadonna facendo finta di esitare, prima è pessimista, il padano, poi ritratta, successivamente ritorna scettico, poi alle urne ci vuole andare a braccetto col suo grande amico nano. Fare delle previsioni è difficile. Si sa poi che Berlusconi non è uno da prendere sul serio, benché ieri abbia detto che vorrebbe andare alle urne addirittura a novembre si sa che potrebbe ritirare facilmente la sua affermazione tra qualche ora.

In un'ipotetica battaglia alle urne potrebbe succedere di tutto:
-Fini potrebbe allearsi con Casini e formare un nuovo polo di centro (destra?) capace di strappare un po' di voti al Pdl, mentre Pd ed Idv coalizzati correrebbero ancora una volta per il centro sinistra inglobando o meno Sinistra Ecologia e Libertà (con il rischio del pericoloso Vendola che potrebbe soppiantare gli scaldapoltrone del Pd);
-Fini potrebbe proporre a Di Pietro di allearsi (anche se credo sia abbastanza improbabile), il Pd lasciato a piedi o si darebbe una svegliata diventando un partito di sinistra (cosa che non è di sicuro attualmente) oppure perirebbe lapidato dai suoi stessi elettori;
-Fini potrebbe correre da solo, sotterrandosi con le proprie mani;
-Altre numerosissime ipotesi che non ho voglia di descrivere (alla fine credo sia anche una questione di fantasia).
In ogni caso è facile comprendere perché Berlusconi voglia correre in fretta e furia alle urne. Infatti se anche Fini si coalizzasse con Casini creando un terzo polo, ipotesi su cui si può puntare maggiormente, non è garantito che riuscirebbe a spuntarla sul Pdl e sul Pd; allo stato attuale Berlusconi sa che in caso di vittoria per pochi punti percentuali può contare sul premio di maggioranza che gli garantirebbe di governare indisturbato per ancora parecchio tempo avendo addirittura espulso gli unici oppositori alla sua linea politica nel suo stesso partito.

Stufa di aspettare quindi mi preparo a fare le valigie pronta per andarmene anche a costo di vivere in un complesso di case cubiche come quelle costruite per l'expo del '67 a Montréal.

lunedì 2 agosto 2010

Mantenere la memoria

Oggi, 2 Agosto 2010 a Bologna il governo non ci sarà. Nessun ministro andrà alla cerimonia per commemorare quella terribile strage, emblema insieme a tante altre, della violenza assurda del terrorismo. Il ministro La Russa ha seccamente spiegato il motivo della sua assenza e di quella dei suoi colleghi: “I ministri li avete sempre fischiati”. Quindi meglio non mandarne. Tra silenzi e a dir poco imbarazzanti tentativi di giustificare l’assenza dell’esecutivo. Magari facendo ricadere la colpa sull’Associazione dei familiari delle vittime. Oppure indicando i contestatori come un’esigua minoranza che strumentalizza la manifestazione. Sicuramente cercando di ritrovare un pò di lucidità dopo gli ultimi avvenimenti politici. E cercando anche di ritrovare il filo di un discorso coerente, con cui provare a continuare il mandato attribuito dagli elettori.


Che parole si possono usare per definire l’atteggiamento del governo? Ne ho pensate molte ma nessuna si è rivelata adatta. Nessuna servirebbe a rendere il giusto rispetto a quelle ottantacinque anime e ai duecento feriti. Nessuna servirebbe a fare qualcosa di utile per i familiari delle vittime e per l’intero Paese. Il governo si dimostra semplicemente, ancora una volta, per ciò che è. Non vuole sentire le contestazioni ma solo gli applausi. Non si prende le responsabilità di una scelta ma cerca di farne ricadere la colpa su altri. E soprattutto addita al pubblico ludibrio chi lo contesta come un soggetto pericoloso. E qui è due volte miope, nel metodo ma anche nel merito. Perché non comprende che i bolognesi non hanno risparmiato nessuno dai fischi, in tutti questi anni. E questo perché i bolognesi aspettano ancora la piena luce su quella che Pertini definì “L’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”. Non comprende perché non vuole. Non comprende la rabbia e la disperazione che angoscia le anime di quelle persone. Non comprende che togliere il segreto di Stato sulla strage ed impegnarsi seriamente per far emergere tutta la verità non è solo un obbligo a cui dovrebbe adempiere ma anche una scelta tanto responsabile quanto giusta, equa e necessaria per quelle persone e per l’intero Paese. Ma il governo non vuole tutto ciò. Non vuole, anche se ogni essere umano capirebbe che di fronte a tale disperazione umana tutte le possibili ragioni che la politica sa tirare fuori per non far emergere la volontà sono bieche e schifose.

Di fronte a tutto questo lancio una provocazione. Non è importante che oggi il governo sia presente. Non è importante che oggi ci sia chi vuole strumentalizzare la strage e chi in piazza piange il morto ma poi trama nell’oscurità. Oggi in piazza ci devono essere i bolognesi e gli italiani puliti. Commossi e desiderosi di giustizia e non di vendetta. I bolognesi e gli italiani non si devono sentire abbandonati dalla società e devono portare avanti il ricordo e spingere per la verità, passando il testimone ai giovani. E lo faranno, a partire da oggi. A leggere i nomi, infatti, ci sarà una ragazza di trent’anni. La memoria è viva. Bologna avrà giustizia.


Andrea Pittarello
studente di Padova

mercoledì 14 luglio 2010

Haiti: la situazione è ancora grave

Padova - Nei mesi di gennaio-febbraio tramite il Comitato Rappresentanti d'Istituto di Padova siamo riusciti ad organizzare un'ottima raccolta fondi per Haiti in collaborazione con MEDICI SENZA FRONTIERE, che ha portato a suon di spicci più di 9 mila euro. La situazione è ancora grave, però, ed a scopo informativo diffondo il comunicato stampa inviatomi da Carlo Belloni, responsabile MSF a Padova.

Attendo commenti e vi ringrazio.



- COMUNICATO STAMPA DI MEDICI SENZA FRONTIERE -

Haiti: rapporto di Medici Senza Frontiere a sei mesi dal terremoto

Ancora drammatiche le condizioni di vita per migliaia di haitiani,
nonostante le promesse di aiuto.


Roma/Port-au-Prince, 8 luglio 2010 – Sei mesi dopo il terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio, Medici Senza Frontiere (MSF) pubblica oggi un rapporto che descrive e analizza le diverse fasi dell'azione di MSF in quello che è stato il più grande intervento di emergenza mai affrontato dall'organizzazione. Il rapporto “Emergency response after the Haiti earthquake”, descrive anche le terribili condizioni di vita in cui versano gli haitiani ancora oggi e spiega l’impegno di MSF nei prossimi anni.

Le attività di MSF a Haiti si sono evolute nel corso dei sei mesi trascorsi dal sisma, passando da un’immediata risposta all’emergenza ad un’ampia gamma di attività mediche e di soccorso. “Gli haitiani sono stati i primi a rispondere a questo disastro e abbiamo rafforzato il loro impegno con un massiccio intervento. Oggi, per gli haitiani la fornitura di assistenza medica è migliorata e le cure mediche sono certamente più accessibili per la popolazione”, dice Stefano Zannini, Capo-missione di MSF a Haiti, che si trovava già a Port-au-Prince prima che il terremoto uccidesse o ferisse centinaia di migliaia di persone e ne lasciasse più di un milione senza casa.

La situazione per molti haitiani è ancora enormemente precaria, mentre la frustrazione cresce fra la popolazione che è amareggiata per la lentezza della ricostruzione. “Sei mesi dopo la realtà di Haiti rimane ancora drammatica, nonostante le promesse di aiutare le vittime formulate sull'onda dell'entusiasmo delle prime settimane", aggiunge Stefano Zannini.

Il rapporto di MSF mostra i dati globali dell’intervento che evidenziano la portata delle attività dell’organizzazione. Al 31 maggio, nei primi 138 giorni dopo il disastro, il personale di MSF ha trattato più di 173mila pazienti e ha realizzato oltre 11mila interventi chirurgici. Più di 81mila haitiani hanno ricevuto supporto psicologico. MSF ha distribuito circa 27mila tende e 35mila kit per l’emergenza.

Nel rapporto, si descrivono alcune delle scelte compiute nelle prime settimane dopo il terremoto. Per esempio, il numero estremamente alto di feriti ha costretto le equipe di MSF ha concentrarsi sulla stabilizzazione dei pazienti e sulla chirurgia d’emergenza, a scapito di altre attività. La scelta dei luoghi in cui collocare le strutture mediche temporanee è stata fatta in fretta dal momento che si trattava di una gara contro il tempo.

MSF ha inviato rapidamente un gran numero di operatori umanitari internazionali – due mesi dopo il sisma, MSF ne aveva sul campo 350 – dal momento che molti sanitari haitiani con i propri familiari hanno subito le conseguenze del disastro. Questo ha comportato per MSF un grande sforzo in materia di risorse umane e di capacità di gestione organizzativa. In un secondo tempo, l’organizzazione ha potuto ridurre il numero di operatori umanitari internazionali, visto che poco a poco sempre più haitiani venivano impiegati come staff di MSF arrivando ad essere il 93% del totale a fine maggio.

MSF sottolinea che, al 31 maggio, le donazioni ricevute per Haiti hanno toccato la quota di 91 milioni di euro. L’organizzazione ha speso 53 milioni di euro che comprendono: 11 milioni per la chirurgia, 4 milioni per la salute materno-infantile (fra i numerosi interventi seguiti da MSF, anche 3.700 parti) e più di 8,5 milioni di euro per la fornitura di ripari per i senzatetto. MSF prevede che entro la fine dell’anno avrà speso 89 milioni di euro per assistere la popolazione di Haiti.

C’è incertezza sulla velocità della ricostruzione e sulla durata dell’impegno delle altre organizzazioni nel prestare assistenza medica. MSF continuerà a lavorare per le vittime del terremoto nei prossimi anni. “L’assistenza sanitaria a Haiti era già fragile prima del terremoto del 12 gennaio”, dice Unni Karunakara, Presidente internazionale di MSF. “Il sisma ha distrutto molte delle strutture mediche che erano disponibili. Ci vorranno molti anni prima che il paese si possa rimettere in piedi. MSF è determinata a fare la propria parte per riabilitare l’assistenza sanitaria per gli abitanti di Haiti e dedicherà tutti gli operatori e i mezzi necessari a farlo”.

Il rapporto in inglese “Emergency response after the Haiti earthquake” e la sintesi in italiano sono disponibili on line: http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/pubblicazioni.asp?id=2388

Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. www.medicisenzafrontiere.i
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Per informazioni:
Ufficio Stampa MSF Italia tel. 06.44.86.921 - 335.8489761 - 349.8132110

Quel gusto un po' macabro.

L'unica conclusione cui sono riuscita a giungere dopo svariati mesi di osservazione è che in questo paese deve esserci una subdola ed a tratti latente ammirazione per il sadomaso. Leggendo un'intervista su una rivista femminile qualcuno sosteneva che i politici dovrebbero stare attenti, attenti perché l'Italia è stanca. Sarà. A me sembra soltanto rincoglionita. Assopita in un sonno della ragione che (oltre a generare mostri, si sa) riesce a far scivolare via le peggiori affermazioni ed i peggiori fatti come se nulla fosse. Ed i soliti quattro cretini lottano fino allo stremo per opporsi a quella che è la gestione di questo paese ottenendo soltanto quello che è paragonabile ad uno scalpiccio od un timido bussare alle porte delle colonne dei giornali. E dopo un po' chi li biasima se si stufano e se sono sempre meno. Ci si ritrova quindi sotto il pelo dell'acqua. Vedendo la luce del sole che penetra e non potendola mai raggiungere perché un vetro invisibile ed indistruttibile non ci permette di tirare fuori la testa e respirare. Rassegnati si cerca quindi di costruire un angolo stabile dove vivere la propria vita (che somiglia però ad una lenta agonia che porta quindi all'oblio più totale). Ci si sente soffocati. Soffocati dal proprio paese. Ecco invece la classe dirigente che si sposta su uno yacht che viaggia leggero sul pelo dell'acqua. E da sotto, come i dannati nell'Ade, tutti li guardano con sguardo vacuo. È strana questa classe dirigente. Somiglia un po' al gruppo di nonnetti che gioca a briscola nel circolo anziani la domenica pomeriggio, ogni tanto litigano, ogni tanto fanno i tornei con quelli dell'altro circolo anziani, si annoiano un po', ma l'importante è che nulla li disturbi. E lì nel loro yacht, seduti attorno al tavolo immacolato, tirano fuori i loro assi nella manica e come fossero lame li scagliano contro i dannati che impotenti assorbono il colpo e tornano nel loro assopimento. Lo yacht diventa sempre più pesante, schiaccia il vetro, schiaccia l'acqua, schiaccia i dannati. Non si può respirare, non si hanno più spazi, si perisce evaporando.

Nessuno in realtà pensa veramente a dove andremo a finire. Le tenaglie si stringono attorno al singolo, ma alla fine in qualche modo si riesce ad arrivare a fine mese. In qualche modo. E poi che importa, domenica gioca la nazionale che ci rende tutti così uniti.

lunedì 5 luglio 2010

Quando pregiudizio e razzismo convivono ancora...


La notizia giunta oggi di un atto di violenza avvenuto mercoledì notte a Padova verso due ragazzi omosessuali ha scosso tutti noi ragazzi della Rete degli Studenti Medi, che sin dalla fondazione della nostra associazione promuoviamo la libertà per ogni indivuduo ad amare senza timore e a non farsi intimidire dall'ignoranza che ancora controlla le azioni di molti.

Verso le 3.00, tra il 9 e il 10 giugno, Matteo ed Enrico stavano passeggiando, diretti in via Giotto.

Camminavano abbracciati, nessun comportamento osceno o offensivo. Passando davanti a un bar del centro di Padova si sono sentiti insultare da alcuni avventori seduti all'esterno.

Ripetutamente questi hanno detto "Oltre che merde siete anche froci".

Queste persone li stavano giudicando non solo in base al loro atteggiamento affettuoso ma anche per il loro abbigliamento, che a quanto pare risultava "comunista".

Quando i due ragazzi si sono voltati per domandare se erano effettivamente loro i soggetti di quelle affermazioni sono stati picchiati da uno dei clienti, e poi incitati ad andarsene alla svelta dagli altri.

Hanno sporto denuncia, e con estremo stupore hanno affermato:«Siamo gay e giriamo assieme ormai da tempo, ma una cosa del genere non ci è mai successa.

Padova è una città aperta, quel che è successo è molto strano.

È una anomalia. Di certo non ci faremo spaventare e continueremo a passeggiare abbracciati, ancora più di prima. Non abbiamo paura»

Questo atto ci lascia sconcertati.

Padova è famosa appunto per la sua libertà, sia in campo politico che sociale, città universitaria, terra di scambi, con una cittadinanza attiva e un movimento giovanile che va contro a queste cose, del quale noi facciamo parte e siamo orgogliosi.

Vogliamo tenere alto questo valore della nostra città e soprattutto il valore della libertà.

Nella costituzione italiana si sancisce nell'articolo secondo si garantisce la protezione ai diritti inviolabili dell'uomo e nel terzo la pari dignità sociale e l'uguaglianza davanti alla legge al dì là della religione, del sesso, della razza della lingua, delle opinioni politiche e delle condizioni sociali e personali del singolo individuo.

Sono questi diritti rispettati nel momento in cui due persone che si vogliono bene devono temere di camminare per strada coi vestiti che desiderano per colpa di qualche retrogrado ignorante? Siamo già in un momento così buio per la nostra società?

Insieme noi ragazzi della Rete degli Studenti Medi di Padova vogliamo gridare un NO a questi atti razzisti, proclamare la nostra convinzione nella parità dei diritti e della dignità di ogni persona e continuare a lottare perchè ciò non accada in futuro.

Arianna Vietina

lunedì 14 giugno 2010

La scuola riformata: tagli al futuro

Soffocata da molti eventi, più o meno seri, il 4 febbraio è stata approvata la riforma che darà il via al riordino di corsi e indirizzi. Approvata dal governo e definita dal ministro Gelmini “epocale”, non è un salto all’indietro, ma un salto nel buio: 8 miliardi di euro e almeno 17 mila insegnanti prendono il volo in tre anni.

In un periodo di crisi “occorre far quadrare il bilancio” e il ministro dell’istruzione contiene la spesa pubblica. Epocali sono i tagli voluti da Tremonti: licenziamenti dei docenti, tagli alle ore, soppressione di molte materie, riduzione delle ore di laboratorio, eliminazione di corsi di recupero e tutte le sperimentazioni.
Il Governo e la maggioranza hanno fatto tutto da soli, privando il Parlamento e il Paese di un confronto doveroso e approfondito.

 Il segretario del Pd Pierluigi Bersani sostiene che invece che di una riforma si tratta di «un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall’Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese». Pronta la risposta del ministro Gelmini: «Bersani e la sinistra non vogliono modernizzare la scuola, sono contrari a qualsiasi riforma per questo Paese». Ma al riordino è contrario anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini che avverte: «Non si possono fare le nozze coi fichi secchi. Una riforma seria ha bisogno di risorse».

Decisamente contrari i sindacati. Per Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc- Cigl: «Il Governo conferma la linea nemica contro i giovani e il loro futuro» .

Ma cosa cambia ? Viene riorganizzato l’assetto dei licei portandoli a sei. Oltre al classico, scientifico, artistico e linguistico, che già sono presenti, vengono introdotti il liceo musicale e quello delle scienze umane. Il riassetto, tanto acclamato dal governo,  non è altro che uno spostare, modificare, ed eliminare lo stesso numero di indirizzi, solo con un nome diverso, rendendo così superfluo il presunto taglio che porta da 513 a 31 gli indirizzi.
La verità è che i cambiamenti che le scuole si troveranno ad affrontare non riguardano solo le materie di studio, ma anche i finanziamenti a disposizione per programmare i piani di studio. Uno scenario che aprendo le porte ad un biennio sempre più specializzato e rendendo possibile, in teoria, il passaggio ad un percorso di studi diverso, nella pratica essa risulterà molto difficile.

Diventerà fondamentale il ruolo delle scuole  che dovranno accompagnare gli studenti sia nell’orientamento che successivamente alla precoce canalizzazione. Verranno infatti introdotti dei tutor capaci di seguire gli studenti nel passaggio da un istituto all’altro. Risulta però poco chiaro come queste nuove figure verranno individuate. Attualmente, anche nel nostro Istituto, è sempre più difficile realizzare corsi di recupero o assumere supplenti. Così gli studenti devono correre al riparo e, ad esempio, la Consulta di Feltre ha organizzato delle lezioni attraverso il peer education, uno scambio solidale di conoscenze tra ragazzi.

Inoltre, se nei licei la riforma entrerà solo nelle prime, nei professionali investirà tutte le classi comportando sicuramente innumerevoli difficoltà.

La scuola targata Gelmini più che volano di crescita per il Paese, diventa lo “specchio” di una nazione alla deriva, fanalino di coda dell’Europa che marcia con un altro passo.

domenica 13 giugno 2010

Pianeta intolleranza

La notizia giunta oggi di un atto di violenza avvenuto mercoledì notte a Padova verso due ragazzi omosessuali ha scosso tutti noi ragazzi. La Rete degli Studenti Medi Veneto si dichiara sconvolta per l'aggressione: "sin dalla fondazione della nostra associazione promuoviamo la libertà per ogni indivuduo ad amare senza timore e a non farsi intimidire dall'ignoranza che ancora controlla le azioni di molti". scrive Arianna della Rete di Padova.

Verso le 3.00, tra il 9 e il 10 giugno, Matteo ed Enrico stavano passeggiando, diretti in via Giotto.

Camminavano abbracciati, nessun comportamento osceno o offensivo. Passando davanti a un bar del centro di Padova si sono sentiti insultare da alcuni avventori seduti all'esterno.

Ripetutamente questi hanno detto "Oltre che merde siete anche froci".

Queste persone li stavano giudicando non solo in base al loro atteggiamento affettuoso ma anche per il loro abbigliamento, che a quanto pare risultava "comunista".

Quando i due ragazzi si sono voltati per domandare se erano effettivamente loro i soggetti di quelle affermazioni sono stati picchiati da uno dei clienti, e poi incitati ad andarsene alla svelta dagli altri.

Hanno sporto denuncia, e con estremo stupore hanno affermato:"Siamo gay e giriamo assieme ormai da tempo, ma una cosa del genere non ci è mai successa.
Padova è una città aperta, quel che è successo è molto strano.
È una anomalia. Di certo non ci faremo spaventare e continueremo a passeggiare abbracciati, ancora più di prima. Non abbiamo paura"

Questo atto ci lascia sconcertati.

Padova è famosa appunto per la sua libertà, sia in campo politico che sociale, città universitaria, terra di scambi, con una cittadinanza attiva e un movimento giovanile che va contro a queste cose.
Biasogna tenere alto questo valore della città di Padova e soprattutto il valore della libertà.

Nella costituzione italiana si sancisce nell'articolo secondo la garanzia alla protezione dei diritti inviolabili dell'uomo, e nel terzo la pari dignità sociale e l'uguaglianza davanti alla legge al dì là della religione, del sesso, della razza della lingua, delle opinioni politiche e delle condizioni sociali e personali del singolo individuo.

Sono questi diritti rispettati nel momento in cui due persone che si vogliono bene devono temere di camminare per strada coi vestiti che desiderano per colpa di qualche retrogrado ignorante? Siamo già in un momento così buio per la nostra società?

I ragazzi della Rete degli Studenti Medi di Padova sono insieme a noi tutti nel gridare un NO a questi atti razzisti, proclamare la nostra convinzione di giovani nella parità dei diritti e della dignità di ogni persona e continuare a lottare perchè ciò non accada in futuro.

Ari
per gli studenti di Padova

martedì 4 maggio 2010

Sulla mostra di Steve McCurry...


Stando a Perugia con la redazione del Mancino, ho avuto la possibilità di vedere una mostra alquanto particolare. Raramente recensisco mostre, e raramente le mostre di fotografia mi colpiscono al punto di volerle raccontare.
Ebbene questa esperienza è degna non solo di essere raccontata e commentata, ma ogni suo aspetto dovrebbe essere elaborato da più persone, per essere visto da ancor più punti di vista.
Dato che la mostra l'ho visitata con Francesca potrei per l'appunto partire dal suo punto di vista.
Secondo lei la prima impressione che si ha entrando in questa particolarissima mostra è quello di sentirsi nel mondo, nel suo centro, di essere contemporaneamente in tutti i posti ritratti. Lo ha definito l'essere partecipe di un “non-tempo” in un “non-luogo” creato della fissità delle immagini che seppur stando ferme scorrono, intorno a noi, di fronte, dietro, senza un attimo di tregua.
La particolarità di questa infatti è nel disporre i suoi soggetti. Steve McCurry ritrae situazioni e momenti colti principalmente nei paesi del terzo mondo, ma è soprattutto specializzato nei ritratti. Nella sua installazione lo spettatore è portato a camminare in mezzo a queste fotografie, anche di grandi dimensioni, sospese in ogni dove, stampate inoltre fronte-retro. Perciò, senza un percorso stabilito, noi ci troviamo a vagare in queste sequenze infinite di volti, di sguardi che ci seguono e ci fissano, attraversando luoghi lontani, colori mai visti e verità lontane dal mondo occidentale.
Questo, a detta di Francesca, è un etereo senso di immobilità, come un aldilà sospeso, un luogo in cui tutte le anime stazionano in attesa di ricominciare a muoversi e vivere, ancora ibernate. Ci si riesce a sentire come un'enorme entità singola, vicini alla natura intesa come l'essere umano nella sua forma più semplice, parte anch'essa dell'universo. Ci si sente partecipi di situazioni di mondi diversi, pur non riuscendo a capirle del tutto. Lo sguardo penetrante dei soggetti ritratti aiuta molto la formazione di questa emozione dentro di noi. Come ha scritto la curatrice della mostra molto spesso ci sentiamo noi l'opera esposta. Tutti ci osservano, come fossimo belve allo zoo, non siamo noi gli spettatori, ma loro, sguardi immobili. Ci giudicano con gli occhi stanchi e resi bruti da ciò che hanno vissuto e che vogliono noi comprendiamo ci fissano come a dirci "Ma non ti vergogni ad essere sano, ricco, occidentale ben vestito e nutrito, di fronte a tutto questo? Non provi almeno un minimo senso di colpa?".
In questo labirinto di immagini ci sembra di perderci in una foresta di storie: i giochi di luce, la disposizione dei quadri, tutto fa pensare ad alberi che estendono i loro rami l'uno verso l'altro fino ad intrecciarsi per formare un'unica realtà, che però non ha mai un solo punto di vista, ma è invece ricca di sfaccettature.
Infatti osservando l'esposizione da un angolo dela sala si vede un mondo vario, violento, e continuando a girare ecco che appiono e scompaiono i colori, arriva la gioia, la calma, e poi di nuovo la guerra.
L'ideazione stessa della mostra ci porta a pensare che è solo una questione di opinione, che tutto è relativo al punto di vista. Metaforicamente, ci prepare un viaggio verso la consapevolezza, un viaggio che da fermi non potremmo compiere: ci dice che l'unico modo per crescere è capire gli altri.
Personalmente non avevo mai visto nessun'altra mostra che riuscisse a far concorrere le opere, le foto, e l'ambiente a un obbiettivo comune in modo tanto competitivo. Eppure c'è un legame strettissimo tra ogni singolo frammento, ogni dettaglio, che ci trasmette lo spaesamento, lo sgomento, il senso di colpa.Soffocante.
Con Francesca ho condiviso ogni osservazione su questa esperienza, che ci ha fatto viaggiare in maniera surreale, come un lampo, nel lasso di tempo di quaranta minuti, attraverso città, deserti, zone di guerra, tra bambini, donne, uomini, lavoratori, prigionieri, morti e costanti sguardi fissi su di noi. Facendoci riflettere su cosa siamo.

Arianna Vietina
Padova

lunedì 3 maggio 2010

Trio armonico: la sinfonia dell’informazione libera.


Fiumi di persone che corrono da una conferenza all’altra, famosi giornalisti che passeggiano per le strade attirando gli sguardi di chi è abituato a leggere i loro nomi nei giornali, ore di servizio a distribuire cuffiette e a dare informazioni agli spettatori, questi sono stati gli scenari del Festival Internazionale del Giornalismo che si è svolto a Perugia dal 21 al 25 aprile 2010.

Tutto ciò mi ha portata a riflettere: in un’Italia dove sempre più spesso i media distorcono o addirittura nascondono i fatti di cronaca nazionale -basti pensare a Mediaset o al Tg1- e dove fare giornalismo diventa sempre più difficoltoso, qual è il posto per un’informazione fatta dai giovani? Meno giovani si prefiggono l’obbiettivo di diventare giornalisti seri ed indipendenti, meno sono le probabilità che essi riescano ad emergere. Allo stesso tempo, però, nel momento in cui ragazzi si fanno avanti proponendo i propri pezzi, rischiano di cadere nel tranello della poca esperienza e della conseguente mancanza di affidabilità e credibilità. E poi quali potrebbero essere i metodi per smuovere le coscienze di quegli studenti che preferiscono chiudere occhi ed orecchie davanti alla realtà?
Sono state tre famose voci dell’informazione indipendente a rispondere a questa mia domanda:

Luca Telese (conduttore di Tetris su La7 e giornalista del “Fatto Quotidiano”):

"Bisogna fare ciò in cui si crede - asserisce lui - bisogna formarsi malgrado la committenza, anzi contro la committenza! Quando si comincia a lavorare si scrivono le cose che vengono richieste per il puro bisogno di riuscire a campare, ma nel frattempo deve sopravvivere il bisogno di studiare, lavorare ed intervistare chi ci piace, perché alla fine vincono gli archivi, le storie e le memorie che ognuno si porta dietro." Storie e memorie che nel suo caso gli hanno consentito di scrivere ben 2 libri. Per quanto riguarda il fare informazione dai giovani per i giovani, il consiglio è di raccontare storie come quella di Agro, riportare di tutti i bambini che sono stati privati del servizio mensa e di cui i grandi media non si occuperanno, di tutte quelle notizie che se proposte in rete possono sfondare grazie alla propria forza d’urto. Qui da noi esistono 10, 100, 1000 Agro; con i mezzi in nostro potere possiamo riuscire a documentare situazioni come quelle dei bambini stranieri nel nord Italia, reportage della potenza di una bomba atomica che può provenire proprio dagli studenti stessi, malgrado nessuno lo chieda e anzi, proprio perché nessuno lo fa.

Erik Gandini (regista di “Videocracy”):


"Internet, ecco il vostro portale d’accesso all’informazione! Internet è di grande utilità in quanto aiuta tutte le persone desiderose di conoscere le notizie, di avere più punti di vista dello stesso fatto. Fornisce prove e testimonianze dirette di ciò che viene riportato dai media e dai quotidiani, in modo da poter confermare o smentire la veridicità di ciò che viene mostrato. Fornisce finestre sulle realtà estere ed è pressoché libero dal genere di censure che possono essere applicate alle reti televisive, atte solo a tutelare taluna parte politica." Si riferisce al veto imposto ai trailer del suo film Videocracy riguardanti Mediaset e RAI. "Per questo motivo la rete aiuta i giovani, che hanno il potenziale più alto nel mondo dell’informazione, perché se da un lato la gente ha paura della cultura, essere “piccoli” è una fonte più diretta di accesso sia nel riportare le notizie che noi stessi raccogliamo, sia nel riuscire a trasmetterle attraverso metodi come i social network che sono più vicini ai ragazzi e alle ragazze. In quanto al farsi notare da chi come voi è uno studente, il metodo migliore è sfruttare l’onda dell’"apparire-uguale-essere" in modo positivo, ossia essere creativi ed interessanti nel fare informazione e curare l’estetica del vostri blog e dei vostri siti in modo di colpire il cervello delle persone che nel vedere una homepage accattivante saranno più interessate a leggere cosa vi è riportato dentro."

Per finire una testimonianza dall’estero:  

Javier Moreno (direttore della testata giornalistica “El Pais”)


"Il giornalismo, al giorno d’oggi, per sopravvivere alla corruzione e rimanere al passo con i tempi deve puntare sui giovani, che sono la chiave del futuro ed un punto di tramite con il presente. Del resto è chi vive quotidianamente la realtà che ha le maggiori potenzialità per riportarla correttamente e per questo spingere i ragazzi a scrivere è come fare un'investimento sul nostro futuro. Uno dei metodi d'accesso al mondo dell'informazione sono le scuole di giornalismo, come quella aperta da "el Pais", tanto che per gli allievi diventa reale la possibilità di essere assunti nel nostro giornale grazie alle doti che hanno dimostrato." Non a caso nella platea presente alla conferenza la maggioranza degli spettatori si rivela di età molto giovane, spesso al di sotto dei 30 anni. Ciò dimostra che è in atto un cambiamento che porterà ad un cambio generazionale nel mondo del giornalismo, ed un conseguente nuovo modo di fare informazione.



Tutto ciò mi ha dato molto da riflettere, ora tocca a noi ragazzi farci avanti.



Valentina Mazzoni, Vicenza

domenica 25 aprile 2010

Il 25 aprile Bella Ciao non si censura!!!!!!!!!


Come sindacato studentesco da sempre antifascista, la Rete degli Studenti Medi esprime tutta la sua indignazione per l´ennesima strumentalizzazione politica del 25 Aprile attuata dal Sindaco di Mogliano Veneto (TV).

Non possiamo accettare il comportamento del dott. Azzolini, che con facile ed impensabile ignoranza liquida "Bella ciao" come "canzone non nazionale" sostituendola con la "Canzone del Piave" nel nome di un errato senso di appartenenza territoriale che non considera assolutamente la Storia.

Ricordiamo al Sindaco Azzolini che "Bella Ciao" non è una canzone di parte, ma la canzone di tutti i combattenti per la Liberazione.

Il dott. Azzolini ha il dovere di amministrare la sua comunità nel nome di questi valori, su cui si fonda la nostra Repubblica e non ha alcun titolo per cancellare con tanta facilità i valori di tutti gli italiani ed in particolare dei Veneti.

Ci auguriamo che siano finite le ignoranti ed ignobili speculazioni politiche.


Diversamente saremo noi a dire ancora una volta "NO PASARAN!"



Andrea Pittarello


Delegato nazionale della Rete - memoria storica e Costituzione

Live from Perugia's International Journalism Festival

La redazione de "Il mancino" è all'International Journalism Festival di Perugia. Un'eccezionale kermesse di giornalismo che ha avvicinato giornalisti da tutto il mondo dal 21 al 25 aprile.

Nella foto da sinistra a destra: Francesca Bortot, Francesco Langher, Arianna Vietina e Valentina Mazzoni nella sala stampa del ijf 10.

venerdì 23 aprile 2010

Verona - 100 € a persona per i corsi di recupero: "La scuola non ha soldi"


Studenti sul piede di guerra, genitori che hanno votato sì «perché non c'era alternativa», e un preside che si giustifica prendendo in mano il bilancio degli ultimi tre anni: «Dunque, i nostri crediti nei confronti dello Stato arrivano a 100 mila euro. Cos'altro posso fare?».


Istituto Enrico Fermi di Verona, un tecnico professionale di solida tradizione, che ha sfornato provetti odontoiatri e preparati bio-chimici.

Ma da qualche anno le cose stanno franando, tanto che la scorsa settimana i genitori si sono visti recapitare una circolare con cui si informa che i corsi di recupero estivi, per chi ne avrà bisogno, saranno a pagamento. E saranno cari: 100 euro a persona.

«Non esiste, il preside sbaglia non può far pagare a noi il problema che ha con lo Stato - si indigna Alessandro Sorio della Rete degli Studenti - E mi chiedo: ma quanto costano questi corsi? Come vengono gestiti i soldi?».

Stamattina è previsto un volantinaggio in istituto, poi l'idea degli studenti è mettersi in contatto con le altre scuole.

Perché a Verona come altrove i «contributi volontari» a carico delle famiglie lievitano di mese in mese.

Sabato scorso genitori e studenti sono scesi in piazza per denunciare che «la scuola pubblica va a rotoli».

Prima i soldi chiesti all'atto di iscrizione, ora anche per i corsi durante l'estate.

Corsi che la scuola deve attivare, ma a cui non è obbligatorio partecipare: «Gli studenti però li frequentano, è il modo migliore per prepararsi all'esame di settembre», dice Alessandro.

Ma, certo, 100 euro è una bella cifra, non è detto che tutti possano permettersela, anche perché i crediti accumulabili sono tre prima della bocciatura.

«Il contributo rappresenta un motivo in più per gli studenti per impegnarsi a raggiungere la sufficienza», si augura il dirigente Antonio Ciampini nella circolare inviata ai genitori.

Ma non è difficile capire che chi accumula più crediti, spesso, è anche lo studente più debole socialmente, probabilmente quello che meno può permettersi di pagare i corsi.
« Abbiamo detto sì a malincuore ma non c'era alternativa.

La scuola soldi non li ha e francamente pagare il corso di recupero è il minimo - dice Elisabetta Dell'Aera, presidente del Comitato genitori - la mia preoccupazione è un'altra: che succede se si rompe una macchina dei laboratori? Chi paga? Quest'anno ho chiesto che venisse messo nero su bianco quanto dovrebbe essere il contributo volontario dei genitori perché la scuola possa vivere con agio.

La risposta è stata: 400 euro a persona. Ho detto tutto». All'inizio dell'anno, invece, i genitori del Fermi pagano 270 euro, 210 chi si iscrive alla prima classe.

«In questo modo recuperiamo 140 mila euro all'anno, tutti soldi che utilizziamo esclusivamente per acquistare materiale per i laboratori.

Faccio presente che tenere in piedi una coltura di batteri costa 16 mila euro. - spiega il dirigente Ciampini - I conti sono questi: un corso di recupero costa 900 euro, i ragazzi sono in media 9 a corso. Ecco spiegati i 100 euro».

Non gli piace questa storia, chiedere soldi alle famiglie pesa anche a lui: «Ma sono un servitore dello Stato, non voglio esprimere giudizi».

I bilanci però sono lì, e gridano vendetta: la scuola aspetta ancora i soldi per gli esami del 2008.

«Non per vantarmi, ma questa è una scuola che ha sfornato eccellenze - dice Ciampini - E per garantirle i soldi servono.

Fino all'anno scorso spendevamo anche 50 mila euro per i nostri laboratori. Quest'anno 10 mila».

La storia del Fermi mette in evidenza la vera emergenza dei tecnici e dei professionali: gestire una scuola che deve offrire una formazione anche pratica costa di più. Proprio questi istituti, che tradizionalmente intercettano un'utenza più difficile, finiscono per chiedere contributi più salati alle famiglie.

«Una vera e propria tassazione indiretta, che dovrebbe essere calcolata quando il governo dice di aver tagliato le tasse», sottolinea la responsabile Flc Cgil di Verona Anna Paola Marconi.

Il ministro dell'Istruzione Maristella Gelmini aveva definito la pratica dei contributi volontari «lamentosa» e aveva annunciato per il prossimo anno lo stanziamento di 10 milioni di euro: peccato che i crediti delle scuole siano arrivati a circa 1 miliardo e mezzo.

Cinzia Gubbini

Da "Il Manifesto" 21/04/2010

giovedì 15 aprile 2010

Sulla riforma: ieri, oggi e domani


Dato che la prima critica al Mancino Veneto è stata quella di non parlare abbastanza della Gelmy e le sue riforme, e dato che ho un po' di tempo, cercherò di mettere insieme quelli che ritengo i 4 elementi che stanno destrutturando la scuola pubblica, che sono: Decreti Gelmini, annunciati 2 anni fa, e in buona parte ancora bloccati, PDL Aprea, DDL Cazzola e riordino delle scuole superiori.

Ricordo prima di cominciare che in questo pezzo sto parlando in particolare delle mie impressioni e delle mie idee, basandomi su ciò che più mi è rimasto impresso del tema.

Due anni fa con l'avvento del Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini si è dato il via alla "riforma delle scuole" di cui si sentiva un grande bisogno. La politica adottata può basarsi sulla parola "risparmio": si è proceduto a tagliare di qua e dì sulla scuola, inizialmente su tutte, poi solo sulla pubblica, per la quale erano previsti 8 miliardi di euro in meno nei prossimi 3 anni. Già quest'anno il disastro: docenti e supplenti non pagati, assenza del materiale primario, riparazioni che non vengono effettuate, scandali di enormi vuoti nel bilancio di ogni scuola, dalle più prestigiose alle meno conosciute. Ed è solo l'inizio! I famossissimi decreti Gelmini che hanno intasato radio, tv e giornali portavano una serie di provvedimenti uno più grosso dell'altro: a cominciare dai grembiulini e il 5 in condotta, il maestro unico, fino al massiccio licenziamento di docenti e personale, giudicati "inutili". E pensare che l'Italia ha sottoscritto il 2° obbiettivo del millennio che si impegna a promuovere l'educazione primaria universale entro il 2015!
Dopodichè c'è stata la mazzata del PDL Aprea. Con due rapide mosse si promuoveva per eliminare la rappresentanza studentesca e privatizzare le scuole, un paio di procedimenti legati a doppio filo grazie al massiccio taglio di fondi di cui ho scritto sopra.
Queste proposte sono state congelate, ma non è ancora detta l'ultima parola.
Eccoci infatti quest'anno con il DDL Cazzola, che riporta l'obbligo scolastico ai 15 anni, permettendo magari di fare l'ultimo anno (quindi fino ai 16) di apprendistato, stage lavorativo. Naturalmente a gratis.
Un'altro tentativo di svalutare il valore della scuola e portarci a lavorare prima del dovuto dato il periodo di crisi in cui stiamo vivendo? A mio parere si. E sinceramente non ci sto.
L'ultima, il riordino delle scuole superiori. Licei stereotipati, appiattimento dell'offerta formariva, eliminazioni di attività extra, laboratori e di ogni peculiarità delle singole scuole. La questione mi tocca parecchio perchè frequento un liceo artistico sperimentale, unico nel suo genere, l'unico in italia, che dall'anno prossimo sarà una modica scuoletta che insegnerà ai suoi alunni "architettura e ambiente". Privandosi della varietà che finora l'aveva caratterizzato.

In poche parole ho cercato di riassumere il mio pensiero al riguardo, ma ci tengo a concludere così:
io credo nella scuola, credo nei giovani e nei mie coetanei, ma soprattutto credo nei ragazzi più piccoli, che se avranno le palle ne diranno tante al governo per questi provvedimenti, così tante che meriteranno la scuola migliore del mondo. Tutta l'Europa investe nella scuola, è uno dei settori più finanziato, mentre in Italia vi è destinata una parte così misera che sinceramente mi vergogno di promuovere il mio paese come il paese della cultura e dell'arte. Il Gran Capo discorre tanto della bellezza dell'Italia, del suo sole, ecc ecc, ma come pensa di reastaurare le sue belle opere chiudendo le due scuole di restauro più importanti del paese? Come pensa di salavare i paesaggi, la bellezza natuarale, finanziando il nucleare e la guerra? Come pensa di sconfiggere il cancro tagliando tutti i fondi per i ricercatori? E la crisi economica? Si esce dalla crisi senza cervelli preparati?
E' stato dimostrato statisticamente che quando uno stato finanzia l'istruzione il ritorno economico del paese sale a livelli esorbitanti.
Cosa aspettiamo a usare il cervello?
Spero di poter parlare di queste cose con voi, scrivete, commentate, criticate.
Ciao!

Ary
Studentessa di Padova

mercoledì 7 aprile 2010

RETE STUDENTI: COTA E' SCONCERTANTE

"La Rete degli studenti reputa inaccettabili le dichiarazioni del neo-governatore del Piemonte, Roberto Cota, che a proposito della Ru 486 ha oggi detto che «può benissimo restare nei magazzini»: secondo Sofia Sabatino, portavoce nazionale dell'associazione studentesca, si tratta di dichiarazioni che «lasciano sconcertati: per l'ennesima volta - sostiene la rappresentante degli studenti medi - si costruisce una polemica sulla pelle delle donne, in particolare su quelle giovani, strumentalizzando a fini politici questioni delicatissime».

«Cota - continua Sabatino - sta mettendo in piedi una sua personale crociata sulla pillola abortiva, gettando nel tritacarne mediatico i problemi delle donne, stracciando e stravolgendo una realtà estremamente complessa, fatta di storie e scelte sempre difficili e dolorose».

Secondo la portavoce della Rete degli studenti, a pagare il prezzo di questo mutamento culturale sarebbero «soprattutto le ragazze che incrociamo tutti i giorni nelle scuole, ai quali non vengono offerti modelli di riferimento e soprattutto a cui non viene consentito l'accesso a informazioni base sulla propria condizione e sul proprio corpo».

Sabatino ricorda i dati che segnalano l'aumento continuo di aborti tra le giovani e le giovanissime (dai 14 ai 16 anni), parla di «assenza totale di prevenzione di educazione alla sessualità nelle scuole medie e medie superiori» e per questo ritiene che «i veri problemi sulla salute e sui diritti della donne vengono oscurati da polemiche come quella messa in piedi da Cota».

«Come studentessa e portavoce del sindacato studentesco - sottolinea - mi sento di rivolgere un appello affinchè le donne siano in grado di riprendere la parola sulle questioni che ci riguardano. Le ragazze di oggi sentono un grande bisogno di non sentirsi sole e relegate nei ruoli - conclude la portavoce nazione della Rete degli studenti - a cui vengono designate dalla narrazione della realtà dominante»."

www.unita.it

martedì 6 aprile 2010

Eppure resistiamo....

Non ce la farete mai! Ma per che cosa vi impegnate così tanto, quando alla fine non importa a nessuno di ciò che fate? Ma seriamente credete di poter cambiare qualcosa?


Si, lo crediamo, e ci muoviamo, e per sempre ci muoveremo, contro tutto e tutti.

Siamo giovani e in quanto giovani non riusciamo a tollerare l’adeguarsi costante a un modo di agire conformato, non possiamo sopportare la rassegnazione degli altri ragazzi nei confronti di un mondo comodo perché riduce il loro agire allo stato di semplici oggetti. Combattiamo adesso e combatteremo sempre, urliamo ora le nostre idee e continueremo a urlarle.

Troppe volte ci siamo sentiti dire che “a conti fatti” il nostro operato è inutile, o comporta anzi solo fatiche e futili impegni. Ma non è così.

Vogliamo dare un segnale, forse prima di tutto a noi stessi e successivamente agli altri, perché sappiamo che i nostri fini potrebbero sembrare utopici in molte delle cose che facciamo, ma almeno possiamo dire: “Noi ci proviamo!

Ed è così, perché è nostro compito e dovere di sognatori, e soprattutto di giovani, sperare e muoversi insieme per ottenere sempre qualcosa di più.

E’ vero, forse non ci riusciremo mai, forse le nostre parole sono solo gettate al vento, ma non riusciamo e non riusciremo a tollerare mai il degrado che ci troviamo costantemente davanti agli occhi, e per questo continueremo ad urlare, a gridare, a combattere per i nostri diritti, contro l’ingiustizia che regna sovrana e contro la nostra generazione che preferisce adeguarsi piuttosto che pensare con la propria testa.
 
 
uno Studente trevigiano
da "la Venticinquesima ora"
giornalino d'istituto del liceo "Canova"

venerdì 2 aprile 2010

Eh, i giovani di oggi...

Stufa di ascoltare commenti che cominciano con questa frase vorrei porre il mio punto di vista, condivisibile o meno, sui giovani d'oggi, di cui ancora mi sento parte, intendiamoci. Trovo i miei coetani in maggior parte stolti, pigri, facili alla noia, poco reattivi, con interessi limitati, abbindolati dal primo idolo stramaledetto per rendersi ridicoli parlando di futili cose, come programmi televisivi, inconsistenti eventi fatti di sballo e ancora noia, nei confronti del mondo e della scuola. Come se il mondo che hanno dentro di loro fosse estremamente più ampio e grandioso di quello fuori, ma non con consapevolezza e maturità, bensì con egoismo ed egocentrismo. L'odio per la scuola soprattutto è una cosa che non posso sostenere. Anche a me può capitare di alzarmi la mattina e pensare pigramente che è una gran rogna muoversi fino a quell'edificio e trascorrervi sei, sette, forse otto ore, ma questo non mi toglie il sorriso nel varcare il cancello carcerario che mi separa dalla scuola. Me la sono scelta, la voglio vivere appieno, e se mi scopro a lamentarmi il mio primo pensiero è "Perchè mi sto lamentando?". Dicono che la gioventù di oggi è una gioventù andata, bruciata, ma a questi commenti mi sento offesa.
E' vero, siamo deboli ed emotivi, ed è stato studiato come non riusciamo più a scindere in piani il vero e il non vero, ad avvicinare l'idea di successo all'idea di fatica e lavoro e di come ciò che chiamiamo benessere ci allontana dai nostri vicini, in una lotta di supremazia che neanche i leoni nella savana sono tanto agguerriti.
Ma le nostre differenze con le generazioni passate non sono solo un'infinita lista di vizi, ma un vigore che è sempre stato sepolto dalla migliaia di stupidaggini, gingilli e giocattoli con cui siamo cresciuti.
Basta accendere la televisione su un canale qualsiasi, ed eccolo lì il mistero. Intontiti, inebetiti, come il muschio, le bestiole parassite, come zanzare appiccicate alla pelle che non fanno in tempo a leccare l'ultima goccia di sangue che eccole schiacciate.  Il perchè i giovani di oggi appaiono così diversi e così strani nelle loro mode e manie parte da lì. Modelli e idoli, costruiti a regola d'arte per fotterci il cervello, e perdonatemi il termine ma è proprio così. Mio fratello passa le sue giornate sullo schermo, mi parla di persone che non conosco, di storie inverosimili e mi attira anche quando attacca a descrivere quel che tanto gli piace. Il sogno crolla quando mi dice che vuole fare il calciatore.
La nostra società ci porta in un controsenso grottesco. Da una parte il nostro restare a uno stadio fanciullo, facile, accuditi da mamma e papà finchè soldi ne hanno e pronti a lanciarsi nelle promettenti carriere di calciatore, presentatore, velina, ballerina, puttana, senza che il mondo ci possa impedire niente, sicuri di avere il nostro impiego ben stipendiato con uno schioccar delle dita. Dall'altra parte il vortice frenetico della novità, le avanguardie tecnologiche, le notizie da ogni parte, da ogni dove, vere, false, cosa importa? Ci sono e circolano nel nostro cervello come degli sciami di cavallette ingorde, e la nostra testa si riempie di violenza, spaesamento, pornografia, la nostra mente non è in grado di scindere, è tutto reale.
Un ragazzo su 10 dall'adolescenza ai 20 anni  non prova impulsi sessuali, si eccita davanti a qualche filmino o incontro in chat, ma non andrà mai a cercare una donna, i piani del sesso e dell'affettività sono due mondi distinti. Vai da un ragazzino qualunque e digli che per avere soldi e benessere deve lavorare, ti guarderà come se ti fosse spuntato un broccolo tra le sopracciglia. Va da una ragazza e spiegale che non deve sempre dire di si a tutto e ti risponderà che se dice di no verrà messa da parte, umiliata, presa in giro, giudicata diversa, dire di no a un ragazzo, come a una droga, al fumo, all'alcol, è sbagliato. Se non lo fai sei fuori dal giro. Prova a chiedere cosa sono i Diritti Umani, i Principi Fondamentali, la Costituzione, niente sapranno risponderti indietro, ma se vuoi c'è sempre da riassumere gli ultimi quattro anni del Grande Fratello.
UN AFFRONTO PER LA MENTE UMANA!
Bambini cresciuti senza una cognizione di cosa sia un diritto, un dovere, un bisogno vero, la responsabilità, che crescono in un mondo in cui o hai le palle o sei morto, con un idolo come il Cavaliere che può far tutto, la nuova favola per farli dormire, un Cavaliere che se ne frega delle leggi, se ne frega di cosa è bene o male, dell'etica, della lealtà, fa solo ciò che gli interessa e guarda che potere! Fai come lui, piccolo mio, e avrai successo!
Dopo questa carrellata, sento di dovermi scusare. Ciò che ho detto lo penso, ma non è vero.
Questa società l'ha fatta Lui, l'hanno fatta i grandi, gli adulti. Noi dobbiamo creare la prossima. Se noi ragazzi riusciamo a svincolarci da questi circuiti, non sono io ad essermeli inventati, possiamo fondare un mondo nuovo. Possiamo andare dai nostri amici e spiegar loro tutto quanto, scettici o non, prima o poi lo vedranno anche loro. Man mano tutti riceveremo la nostra batosta, chi prima chi dopo, ma confido che non ripeteremo gli errori di adesso.
La nostra generazione non è bruciata. Sta bruciando.
Possiamo spegnere del tutto ciò che ci anima, annullare il nostro mondo, liberarci e scappare via, lontano, o ardere ancor di più per dimostrare che siamo migliori.

Ary, Padova

mercoledì 31 marzo 2010

De Unitate.




L'Italia è uno dei pochi paesi della vecchia Europa che non ha una legge che regolamenti quelle che vengono chiamate Unioni Civili. Una coppia quindi, per aver accesso a dei privilegi ed a delle agevolazioni, è obbligata ad unirsi in matrimonio, civile o religioso che sia. Ciò implica però che, qualora la coppia sia formata da due partner dello stesso sesso, non vi sia alcuna possibilità di vedere riconosciuti dei diritti basilari. Secondo lo Stato quindi, le coppie omosessuali non esistono poiché non ci sono i mezzi per riconoscerle e questo ha svariate implicazioni.
In caso di decesso di uno dei due componenti della coppia, il partner in vita non ha diritto ad essere automaticamente riconosciuto come erede del patrimonio del defunto.
In caso di ricovero di uno dei due componenti della coppia, il partner non ricoverato non ha diritto ad assistere il malato.
In caso di rottura del rapporto, non vi è tutela alcuna che garantisca una separazione dei beni secondo delle norme e delle regole prestabilite.
In caso di acquisto di un bene immobile, non è possibile aprire un mutuo con le agevolazioni di una coppia legalmente riconosciuta.
Eppure l'articolo 3 della Costituzione Italiana recita a gran voce:"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." Negare quindi dei diritti come quelli sopraelencati significa non garantire la pari dignità sociale ad una parte dei cittadini. Ma se è scritto nella Costituzione, quali sono le critiche apportate alla regolamentazione delle unioni civili? Molti esponenti della Chiesa cattolica sostengono con fervore che, qualora lo Stato legiferasse in merito alle unioni civili, non solo si creerebbe una spaccatura tra Chiesa e Stato in merito alla conservazione dei valori cattolici, ma si darebbe un cattivo esempio alle giovani generazioni e si minerebbe il principio ed il valore radicatissimo (sicuri?) della famiglia e del matrimonio eterosessuale, favorendo la perversione e l'impudicizia dei rapporti omosessuali. Qui sorge però spontanea una domanda, lo Stato è per definizione Laico (o per lo meno dovrebbe), dunque perché le pressioni della Chiesa sono così importanti su temi come questo? Il motivo è semplicissimo: accaparrarsi il più ampio bacino elettorale possibile. Questo perché gli italiani, popolo, si sa, composto principalmente da pigri ed ipocriti, sono pronti a difendere a spada tratta i valori cristiani e a tradire la moglie con la vicina di casa con la medesima frequenza con cui si lavano i denti durante il giorno. Sbandierare quindi gli ideali e le tradizioni sui manifesti elettorali diventa un'abile (e sempreverde) mossa politica che riscuote anche parecchio successo ultimamente. Ed ecco quindi spiegata la crociata contro gli appestati, ovvero gli omosessuali, le loro perversioni e le loro astruse richieste di poter vivere una vita come il resto della popolazione.