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giovedì 14 gennaio 2010

p.d.l. Aprea: commento degli studenti

Quale dovrebbe essere l'obiettivo di una nazione se non il continuo cercare di migliorarsi, trovando le migliori soluzioni, aumentando il benessere dei cittadini e soprattutto investendo nel futuro? E com’è possibile negare che l'istruzione sia il più importante fra questi investimenti per l’avvenire?
   Queste sono le domande che noi studenti ci poniamo sempre più  spesso quando ci troviamo di fronte ai provvedimenti che vengono presi in materia scolastica. In questi ultimi anni è la sensazione di disorientamento quella che ci ha accompagnato più a lungo, perché la pseudo-riforma Gelmini, o la Proposta di Legge della parlamentare Valentina Aprea non sembrano essere state pensate come investimento nel futuro di un paese, ma piuttosto come metodo per rendere la scuola meno gravosa per il bilancio pubblico. “E’ per eliminare gli sprechi” c’è stato detto, ma l’unica cosa che vediamo scomparire di giorno in giorno è la qualità. “Perché la scuola è piena di sprechi” c’è stato detto, ma gli unici sprechi che vengono evidenziati di continuo sono edifici pubblici costruiti ed inutilizzati, tratti di autostrada in costruzione da decine d’anni, soldi spariti perché non si combatte l’evasione fiscale e molto altro, ma rarissimamente compaiono notizie di sprechi nel mondo dell’istruzione.
   Ma accanto ai famosissimi “tagli Gelmini-Tremonti” una nuova geniale trovata diffonde indignazione e incredulità: la prospettiva di scuola che viene a delinearsi con il P.d.L. Aprea, la proposta di legge 935. Con una sagace creatività l’Onorevole Aprea ha infatti elaborato un’ idea tutta nuova: se il pubblico è fonte di spesa allora basta privatizzarlo, no?  
   Possiamo ben immaginarci l'Onorevole nella sua stanzetta, mentre si spreme le meningi in cerca di idee geniali: lei spreme e spreme, si sforza, ma niente. D'un tratto ecco un'idea balenare: lo sguardo si illumina, di colpo la parlamentare afferra lo Statuto degli Studenti ed inizia a copiarne i punti salienti con certosina precisione.
Con precisione, certo, ma assicurandosi di scrivere nella sua proposta di legge esattamente il contrario di quanto c'è scritto nella carta fondante dei nostri diritti.
   Tutti noi sappiamo cos’è il Consiglio d’istituto, no? Quel luogo di partecipazione democratica all'interno delle scuole, dove gli studenti hanno una rappresentanza ufficiale… Bene, il nuovo organo sarà il “Consiglio d’Amministrazione”, un organo con molto più potere, in cui saranno presenti anche i rappresentanti dell’azienda. E gli studenti? Saranno rappresentati? Certo, questo è chiaro, ma non c’è scritto quanti saranno o come verranno eletti. Questo significa che una scuola potrebbe ritrovarsi con un solo rappresentante degli studenti che, perché no, potrebbe essere scelto direttamente dal preside o dai rappresentanti dell’ azienda o essere quello con la media più alta.
   È questo il modo con cui ci vogliono insegnare ad essere cittadini attivi nella vita democratica? La scuola dovrebbe essere costruita sugli studenti, la cui crescita culturale e personale ne dovrebbe essere la più importante priorità. In conclusione però, anche se la nostra voce dovrebbe essere ritenuta importante, i provvedimenti vanno sempre in direzione contraria.
Altro punto importante del P.d.L. Aprea è la possibilità che viene data alle scuole superiori di  ricevere fondi da aziende private, per poi dar loro un forte potere nell'amministrazione della scuola. Se inseriamo però questo fatto nell'ottica dei continui tagli che sono stati fatti e rifatti ai fondi per l'istruzione, con scuole che si ritrovano senza i soldi necessari nemmeno per comprare la carta igienica, capiamo bene come molti istituti si troveranno costretti ad accettare questa svendita del pubblico al privato. “vabbè, non è mica che diventiamo tutti una scuola privata… è un po’ diverso…” mi è stato detto. E’ vero, è diverso, ma la conclusione purtroppo sarà la stessa: la scuola dovrà sottostare anche a quelli che sono gli interessi di chi vi ha investito denaro. Tutto ciò porta con sé anche il rischio che alla fine l'istruzione di qualità venga impartita solo nelle scuole privatizzate, mentre, come accade negli Stati Uniti, le scuole pubbliche si ritrovino ad essere considerate “di serie-B”.
   Ci chiedono di accettare che le nostre scuole vengano messe all’asta, vengano comprate dal miglior offerente, costrette da quest’ ultimo a fare ciò che conviene all’azienda, private di una rappresentanza studentesca decente e aperte solo a chi ha i soldi per permetterselo.
A questo, ogni studente cosciente e attento ha il dovere di dire no.

Rete degli Studenti Medi di Venezia-Mestre

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