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mercoledì 14 luglio 2010

Quel gusto un po' macabro.

L'unica conclusione cui sono riuscita a giungere dopo svariati mesi di osservazione è che in questo paese deve esserci una subdola ed a tratti latente ammirazione per il sadomaso. Leggendo un'intervista su una rivista femminile qualcuno sosteneva che i politici dovrebbero stare attenti, attenti perché l'Italia è stanca. Sarà. A me sembra soltanto rincoglionita. Assopita in un sonno della ragione che (oltre a generare mostri, si sa) riesce a far scivolare via le peggiori affermazioni ed i peggiori fatti come se nulla fosse. Ed i soliti quattro cretini lottano fino allo stremo per opporsi a quella che è la gestione di questo paese ottenendo soltanto quello che è paragonabile ad uno scalpiccio od un timido bussare alle porte delle colonne dei giornali. E dopo un po' chi li biasima se si stufano e se sono sempre meno. Ci si ritrova quindi sotto il pelo dell'acqua. Vedendo la luce del sole che penetra e non potendola mai raggiungere perché un vetro invisibile ed indistruttibile non ci permette di tirare fuori la testa e respirare. Rassegnati si cerca quindi di costruire un angolo stabile dove vivere la propria vita (che somiglia però ad una lenta agonia che porta quindi all'oblio più totale). Ci si sente soffocati. Soffocati dal proprio paese. Ecco invece la classe dirigente che si sposta su uno yacht che viaggia leggero sul pelo dell'acqua. E da sotto, come i dannati nell'Ade, tutti li guardano con sguardo vacuo. È strana questa classe dirigente. Somiglia un po' al gruppo di nonnetti che gioca a briscola nel circolo anziani la domenica pomeriggio, ogni tanto litigano, ogni tanto fanno i tornei con quelli dell'altro circolo anziani, si annoiano un po', ma l'importante è che nulla li disturbi. E lì nel loro yacht, seduti attorno al tavolo immacolato, tirano fuori i loro assi nella manica e come fossero lame li scagliano contro i dannati che impotenti assorbono il colpo e tornano nel loro assopimento. Lo yacht diventa sempre più pesante, schiaccia il vetro, schiaccia l'acqua, schiaccia i dannati. Non si può respirare, non si hanno più spazi, si perisce evaporando.

Nessuno in realtà pensa veramente a dove andremo a finire. Le tenaglie si stringono attorno al singolo, ma alla fine in qualche modo si riesce ad arrivare a fine mese. In qualche modo. E poi che importa, domenica gioca la nazionale che ci rende tutti così uniti.