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lunedì 14 febbraio 2011

È molto facile indossare i paraocchi. Li si indossa dalla mattina alla sera e si inizia a pensare strettamente alla propria vita e solamente agli avvenimenti che sono collegati ad essa.

Senza porsi molte domande si esegue la routine quotidiana e si impostano i giorni, le settimane ed i mesi tenendo conto di noi stessi. Noi stessi e basta. Attorno a noi si costruisce quindi un mondo riservato. Fatto da noi e da quei pochi con cui siamo in contatto, famiglia, amici, conoscenti. Pochi. Qualche centinaio forse. Quel che accade attorno a noi non ci riguarda e non ci deve riguardare, sia mai che l'esterno ci distragga dai nostri obbiettivi. Eliminiamo dunque le forme di disturbo. Non leggiamo i quotidiani, non ci interessano, nemmeno li raccogliamo se li troviamo abbandonati in autobus e treni. Non leggiamo la saggistica, pone troppi problemi, meglio qualche bel romanzo avventuroso o letteratura esistenzialista concentrata sui problemi del singolo. I telegiornali non li guardiamo, tanto, come dicono quegli invasati che si dedicano alla politica, sono tutti traviati e deviati a seconda di chi li dirige. E poi, abbiamo talmente tanti problemi a cui pensare per conto nostro che, se dovessimo pure preoccuparci di quelli degli altri, staremmo freschi. Inoltre con tutto quello che c'è da imparare, perché dedicarsi alla cronaca ed alla politica? Tanto la cronaca è sempre cronaca nera e la politica...in politica sono tutti uguali, tutti vermi uguali. Quindi a votare neanche ci andiamo; del resto cosa potrebbe cambiare? Voto più, voto meno. Sempre ad alzare le tasse stanno. Viviamo il presente, noi. Mica ci facciamo tanti problemi mentali su quali sono le nostre origini e la nostra storia. I momenti liberi meglio dedicarli al riposo completo, sono sempre più rari e bisogna goderne.

Qualcuno, probabilmente, la pensa proprio così. Magari nemmeno se ne accorge, troppo impegnato a porre sé stesso come il centro della propria vita, ignorando il mondo che lo circonda. Penso che sia una forma di qualunquismo. Qualunque cosa, purché non danneggi la mia vita. Qualunque cosa, purché non mi distragga dai miei obbiettivi. Qualunque cosa.

C'è un mondo al di fuori della nostre triste vita. Un mondo che ci aspetta, un mondo pieno di avvenimenti, cose, persone, culture. Un mondo da migliorare, certo, ma pur sempre un mondo vasto, non le quattro mura degli edifici che siamo soliti frequentare, non la cinquantina di persone con cui abbiamo rapporti stretti e le altre poche centinaia che conosciamo superficialmente. Un mondo sicuramente migliore di quello che ci siamo costruiti adottando come centro unicamente la nostra persona.