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giovedì 29 settembre 2011

Basta divisioni!

di Giulio Benedetti


La scuola è classista, basata su un'idea di società che accetta la divisione in classi sociali, la vuole perpetuare e per questa ragione punta a separare e mettere uno contro l'altro gli studenti. E' la struttura stessa della scuola italiana che fa questo: a tredici anni ci viene detto che dobbiamo scegliere tra tre ordini di scuola. Più si han ricevuto voti alti e maggiore è la nostra ambizione, ci dicono, meglio è che noi scegliamo il liceo classico o scientifico: a calare, ci viene presentata una piramide di scuole in un contesto in cui spesso più ambizione vuol dire solo le aspettative di genitori più ricchi, convinti anche loro che il liceo apra le porte dell'università e poi dell'appartenenza alla classe dirigente.

A ruota seguono le altre varie separazioni che subiamo, come la pagliacciata della competizione tra le scuole impostaci da Moratti e Gelmini, che porta gli istituti a farsi la guerretta per quattro iscritti in più e due soldi in mancetta.

Quello che noi studenti dobbiamo dire in merito è che questa situazione è iniqua e ci svantaggia. Ci svantaggia perché in questo modo siamo divisi, ci viene detto che abbiamo esigenze e diritti diversi, giusto perché abbiamo programmi diversi, oltre al fatto che possiamo trovarci in imbarazzo a denunciare le mancanze della nostra scuola per senso di appartenenza e per non favorire gli altri istituti: uso il condizionale perché questo è talmente demenziale come concetto che è raro che riesca a pervadere gli studenti, ma è vero del resto che invece fa forte presa sui presidi e alcuni insegnanti.

E' iniqua poi questa divisione perché canalizza rigidamente gli studenti già a tredici anni, destinandoli almeno in teoria a perpetuare una società di classi che mostra oggi nella crisi tutte le sue mancanze, le sue illogicità e le sue ingiustizie. Ciò che dobbiamo fare dunque è unire e far dialogare tra loro gli studenti e far scoprire loro che nella realtà i disagi che abbiamo sono spesso gli stessi, perché vengono da una stessa politica scellerata, contro la quale la soluzione è comune e collettiva.